Rime (Guittone d'Arezzo)/Dolcezza alcuna o di voce o di sono

Dolcezza alcuna o di voce o di sono

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Guittone d'Arezzo - Rime (XIII secolo)
Dolcezza alcuna o di voce o di sono
La dolorosa mente, ched eo porto Partito sono dal viso lucente


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Non può aver letizia al cuore: canta di dolore come l’uccello in gabbia.


     Dolcezza alcuna o di voce o di sono
lo meo core allegrar non può giá mai,
pensando che diviso e lontan sono
4da quella ch’amo, ameraggio ed amai.
     Né per dolzore in cantando risono;
ma pur di doglia canteraggio omai:
come l’augel dolci canti consono,
8ch’è preso in gabbia e sosten molti guai.
     Tante gravose doglie e pene porto
e ’n viso ed in diviso com mi pare,
11se di presso vi sono o di lontano.
     Sempre mi trovo in tempestoso porto,
e lo dolor per mezzo il volto appare:
14credendomi appressare, io m’allontano.

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Causa del dolore è la lontananza della donna; se non tornerá presso di lei, morrá d’amore.


     Partito sono dal viso lucente,
e penso se pote esser veritate.
Pensando miro e guardo infra la gente,
4e non mi rende il sole claritate.
     Poi sospiro e dico: Ohimè, dolente,
taupino me, che spero vanitate!
Perduto aggio lo core con la mente,
8e son silvaggio dell’umanitate,
     ché per amore aveva ricevuto,
pensando che Iddio m’avea donato
11di ben servire a del mondo la fiore.
     E, me partendo, sono sí smarruto,
che, se di presto non son ritornato,
14eo moriraggio per lo suo amore.