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Quando di morte mi conven trar vita

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Guido Cavalcanti - Rime (XIII secolo)
Quando di morte mi conven trar vita
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Ballata.


Quando di morte mi conven trar vita
     e di pesanza gioia,
     come di tanta noia
     4lo spirito d’amor d’amar m’invita?

Come m’invita lo mio cor d’amare?
     Lasso! ch’è pien di doglia
     e di sospir sì d’ogni parte priso,
     che quasi sol merzè non po’ chiamare:
     e di vertù lo spoglia
     l’affanno, che m’à già quasi conquiso.
     Canto, piacer con beninanza e riso
     mi son doglia e sospiri.
     Guardi ciascuno e miri
     14che morte m’è nel viso già salita.

Amor, che nasce di simil piacere,
     dentro lo cor si posa
     formando di disio nova persona;
     ma fa la sua vertù ’n vizio cadere

Ca solo primario e seguaci.

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     sì, ch’amar già non osa
     qual sente come servir guiderdona.
     Dunque d’amar perchè meco ragiona?
     Credo sol perchè vede
     ch’io dimando mercede
     24a morte, ch’a ciascun dolor m’addita.

I’ mi posso blasmar di gran pesanza
     più che nessun già mai:
     che morte dentro ’l cor mi tragge un core,
     che va parlando di crudele amanza,
     che ne’ miei forti guai
     m’affanna là, ond’i’ prendo ogni valore.
     Quel punto maledetto sia, ch’amore
     nacque di tal manera,
     che la mia vita fera
     34li fu di tal piacere a lui gradita.