Dal più profondo e tenebroso centro,
dove Dante ha alloggiato i Bruti e i Cassî,
fa, Florimonte mio, nascere i sassi 4la vostra mula per urtarvi dentro.
Deh, perch’a dir delle sue lode io entro,
che per dir poco è meglio io me la passi?
Ma bisogna pur dirne, s’io crepassi, 8tanto il ben ch’io le voglio è ito adentro.
Come a chi rece, senza riverenza,
regger bisogna il capo con due mani, 11così anche alla sua magnificenza.
Se, secondo gli autor, son dotti e sani
i capi grossi, questo ha più scïenza 14che non han sette milïa Prisciani.
Non bastan cordovani
per le redene sue, né vacche o buoi, 17né bufoli né cervi o altri cuoi:
a sostenere i suoi
scavezzacolli dinanzi e di drieto, 20bisogna acciaio temperato in aceto.
Di qui nasce un secreto,
che, se per sorte il podestà il sapesse, 23non è di lei denar che non vi desse:
perché, quando ei volesse
far un de’ suoi peccati confessare, 26basteria darli questa a cavalcare,
che per isgangherare
dalle radici le braccia e le spalle, 29corda non è che si possa agguaglialle.
Non bisogna insegnalle
le virtù delle pietre e la miniera, 32ché la è matricolata gioielliera;
e con una maniera
dolce benigna da farsele schiave, 35se le lega ne’ ferri e serra a chiave.
Come di grossa nave,
per lo scoglio schivar, torce il timone, 38con tutto il corpo appoggiato, un padrone,
così quel gran teschione
piegar, tirar bisogna ad ogni sasso, 41chi d’aver gambe e collo ha qualche spasso;
bisogna ad ogni passo
raccomandarsi a Dio, far testamento 44e portar nelle bolgie il sacramento.
Se siete mal contento,
se avete alcuno a chi vogliate male, 47dategli a cavalcar questo animale;
o con un cardinale
per paggio la ponete a far inchini, 50che la li fa volgar, greci e latini.