Rime (Andreini)/Sonetto XLV
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Isabella Andreini - Rime (1601)
Sonetto XLV
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SONETTO XLV.
D
Isperata mia doglia, disperate Lagrime,e tu mia disprezzata fede,
Che fate meco più, se ’n van si chiede
Soccorso à quella micidial beltate?
Invan misere, invan da lei sperate
Aita, s’ella al mio languir non crede;
Nè può priego impetrar giusta mercede,
O ’n cruda Tigre ritrovar pietate.
Mal impiegato Amor se stesso offende;
Ed egli solo è del suo mal radice.
Ben hor quest’Alma (ancorche ’nvan) l’intende.
Ahi che salute à me sperar non lice;
Se fuggir bramo, e ’l non poter mi rende
Ne l’infelicità viè più infelice.