Rime (Andreini)/Sonetto XCVI

Sonetto XCVI

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SONETTO XCVI.


O
Nemico, ed ardito mio pensiero

Per tè mi struggo, e ’n così amare pene
     Riverenza, e timor fia, che m’affrene,
     Che l’oggetto, ond’avampo è troppo altero.
Qual senz’arme se’ tù forte guerriero;
     Merito non possiedi; ed havrai spene
     D’alte venture incauto? ah non conviene
     Segno divino ad un mortale arciero.

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Poco di fè, poco d’amor s’apprezza
     Ricco tesor, quando Fortuna humile
     Vien, ch’à nobil desir fiera contenda;
Ed ei, ciò ti consoli, e ti difenda;
     Ch’erger il volo à gloriosa altezza
     Impresa non fù mai d’animo vile.