Ricerche sulle cause e sugli effetti del vajuolo delle vacche/Introduzione

Introduzione

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Prefazione del traduttore Caso I
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I
nfiniti sono i mali, che l'uomo s'attirò coll'allontanarsi dallo stato primitivo, a cui la natura l'aveva destinato. Il lusso, l'amor dei piaceri, ed anche il puro trastullo lo familiarizzarono con un gran numero d'animali, che non erano originariamente fatti per vivere con lui.

Il lupo abbandonando la natural sua ferocia siede ora in grembo alle dame 1; il gatto, la più piccola delle tigri della nostra isola, fatta dalla natura per abitare le selve, è parimente umanizzata e familiare. Le vacche, il porco, la pecora, il cavallo caddero tutti per diversi fini sotto il dominio dell'uomo.

A

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Havvi una malattia, a cui i cavalli nello stato d’addomesticamente vanno frequentemente soggetti. I Maniscalchi la chiamano the Grease2. Essa consiste in un’infiammazione, e gonfiezza della pianta del piede, da cui sorte una materia di una singolar natura, atta a comunicare al corpo umano (dopo aver subite le modificazioni, di cui parlerò in appresso) una malattia, che ha tanta somiglianza al vajuolo, ch’io son portato a crederla l’origine e la fonte di questo esantema.

In questo Paese, dove si raccoglie il latte, conservansi molte vacche; e l’officio di mugnerle è indistintamente addossato alle persone d’ambedue i sessi. Se un garzone dopo d’aver fasciato un piede d’un cavallo attaccato dal the Grease3 non abbia avuta la precauzione di ben ripu [p. 3 modifica]lirsi le mani, si metta a mugnere una vacca con diti imbrattati dalla materia morbosa, arriva ordinariamente, che la malattia si comunica alle vacche, dalle vacche dalle vacche passa alle ragazze4, che mungono, si diffonde successivamente nel villaggio, e il bestiame, e gli abitanti ne provan i suoi tristi effetti. A questa malattia fu dato il nome di Cow-Pox5. Essa si manifesta al capezzolo delle mammelle delle vacche sotto la forma di pustole irregolari. Al primo comparire sono ordinariamente di un colore bleu pallido, che si avvicina molto al livido, o sono circondate all’intorno da un’infiammazione erisipelatosa. Queste pustole, ove non si applichi opportunamente un convenevol rimedio, degenerano frequentemente in ulceri depascenti, che diventano assai moleste6. Gli animali se ne risen[p. 4 modifica]tono, la secrezione del latte scema d’assai; si manifestano alcune macchie infiammate in diverse parti specialmente alle mani della gente impiegata a mugnere, e non di rado sul collo della mano, che passano in suppurazione, e prendono la forma delle vesciche prodotte dalle scottature. Il più spesso appajono alle articolazioni, ed alle estremità delle dita; ma tutte le parti ne possono essere attaccate, e dove il luogo lo permette, queste suppurazioni superficiali prendono una forma circolare, il cui labbro è più elevato del centro, ed è di un colore che ha una lontana somiglianza col celeste. Il riassorbimento ha luogo; e compariscono dei tumori in ambedue le ascelle: tutta la macchina n’è affetta; il polso è celere; soffrono gli ammalati dei bri-

[p. 5 modifica]vidi, a cui succedono calore, spossatezza generale, dolore ai reni ed alle articolazioni con vomito; la testa pesante, e l’ammalato cade qualche volta in delirio. Questi sintomi più o meno violenti durano generalmente tre o quattro giorni: si formano delle piaghe ulcerose alle mani; piaghe, che attesa la sensibilità delle parti, sono assai moleste, e comunemente guariscono lentamente, diventando non di rado cancerose, come quelle, da cui esse trassero la lore origine. Le labbra, le narici, le palpebre, ed altre parti del corpo sono pure affette da ulceri, il che non da altro deriva, se non da ciò, che queste parti vengono inconsideratamente in contatto, e fregamento colle dita infette dell’ammalato. Non ho mai osservato, che una eruzione sulla pelle sia succeduta allo sparimento dei sintomi febrili, se non se in un sol caso, in cui poco ne apparve sulle braccia. Essa durò pochi minuti; era d’un color rosso vivido, e spari subitamente senza venire a suppurazione, così che io non posso giudicare, se avesse connessione o nò cogli sintomi precedenti. [p. 6 modifica]

La malattia si comunica dai cavalli alle mammelle delle vacche, e da queste passa negli uomini.

Diverse sono le materie morbifiche, che assorbite nel sistema vascolare dell’uomo possono produrre simile effetto. Ma ciò che rende il veleno del Cow-Pox7 degno di particolare attenzione si è, che chiunque ne è stato una volta infetto, è preservato per sempre dal vajuolo. Quest’ultimo non può più essergli comunicato, nè esponendolo agli effluvj vajuolosi, nè inoculandolo.

Esporrò nel decorso di questo scritto ai miei Lettori molti esempi di un tale singolare fenomeno8. [p. 7 modifica]

  1. Il Sig. Giovanni Huster ha dimostrato, che il cane è un lupo degenerato.
  2. Detto Giarda, o Giardoni dagli Italiani, e dai Francesi Javart, che fignifica piccolo ascesso, che cade facilmente in gangrena e manda un icore assai tenue
  3. ossia Giardoni.
  4. Dairy maid in Inglese, figlia impiegata a far la lattaja.
  5. Ossia vajuolo delle vacche.
  6. Coloro, che hanno cura del bestiame ammalato in questo paese, hanno un rimedio affai pronto per arrestare il progresso di questa malattia; esso confiste nell’applicare sulle parti affette dei preparati chimici, come vitriolo di zinco, vitriolo di rame ec.
  7. Cioè il vajuolo delle vacche.
  8. Bisogna avvertire, che le ulceri pustolose appariscono non di rado spontaneamente sulle mammelle delle vacche, e si danno alcuni casi, benchè non frequenti, in cui le mani della gente impiegata a mugnerle sono attaccate da piaghe; queste persone sono più atte al riassorbimento del veleno. Queste pustole sono d’una natura più mite, che quelle, che constituiscono il contagio propriamente detto Cow-Pox. Esse non hanno la tinta tendente all’azzurro, e livida, che si osserva in queste ultime esse non degenerano in affezioni risipelarose, nè sono accompagnate da disposizione ulcerosa, come abbiamo osservato nelle altre; ma finiscono trasformandosi in croste, senza cagionar alcun male apparente alle vacche. Questo male compare in diverse stagioni, ma più sovente in primavera, allorchè le vacche cominciano a nutrirsi d’erba, invece del cibo, che loro si somministra nell’inverno. Apparisce altresì, e non di rado quando esse allattano i loro vitelli. Questo male non può considerarsi della stessa natura di quello, che fa il soggetto di queste mie ricerche, e non è atto a produrre un’effetto specifico sul corpo umano. Pure ho creduto mio dovere di farne qui menzione, mentre qualcheduno, non sapendo distinguere queste due specie di malattie, avrebbe potuto credersi preservato dal vajuolo, e trovarsi poi deluso nelle sue speranze.