Renovatione della Chiesa/Lettere personali/2

Lettere personali
lettera 2

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ALLA MOLTO REVERENDA IN CRISTO JESU DILETTISSIMA SUOR DIAMANTE DI S. GIOVANNINO IN FIRENZE

Molto Reverenda in Christo, salute nel Signore.

Al nome di Christo Crocifisso. Con affettuosa compassione mi sono rallegrata assai di quel che mi avete scritto per la vostra, per la quale ò inteso come sono già nove anni che il Signore v’à fatto favore di tenervi alla sua mensa, dandovi a gustare di quel cibo che prese per sé stando quaggiù con noi in terra, qual non fu altro che pene, obbrobri, passione e croce, della qual croce v’ha il Signore fatto partecipe.

Vi conforto, dilettissima sorella in Cristo, a seguire allegramente il Signore, qual dice nell’Evangelio: Qui vult venire post me abneget semetipsum, et tollat crucem suam, et sequattur me (Mt. 16,24), dove veggiamo quanto ei si compiace di provare i suoi eletti, tra quali siete connumerata, essendo che le tribulatione non son altro che una fucina che purifica l’anima da tutte le imperfetione. Spero bene che abbiate a poter dire con David profeta nel Salmo: Secundum multitudinem dolorum meorum consolationes tuae letificaverunt animam meam (Sl. 93,19): secondo la grandezza del dolore ed afflitione sarete consolata; e quanto maggiore sarà la pena, tanto più sarà il premio, facendovi certissima che una volta sarà adempito, se non in questa vita, nel’ altra.

Dal’ altro canto, sorella in Cristo Jesu, non vi potrei con penna scrivere il dispiacere che n’ò sentito; e di questo ve ne porto gran compassione, credendo che sia un dolce martirio essere impedita di non potere con quella quiete d’animo esercitarvi negli atti di virtù e perfetione, secondo il desiderio vostro. Vi esorto a pigliarlo dalla man del Signore, e per sua particolare gratia e permissione, sapendo che è Padre clementissimo e non permette mai che siano provati sopra le nostre forze, e con tal mezzo venghiate ad ascendere a maggior grado di virtù e possiate dir con l’apostolo Paolo di non volere altra gloria che nella croce di Jesu (cf. Gal. 6,14).Voi vi condolete meco di non potere più tollerare una tal croce. Vi dovete ridurre a memoria che non son condegne le passione di questo secolo alla futura gloria (cf. Rom. 8,18) che sarà data a chi combatte virilmente.

Quanto a quello che mi dite, d’essere quasi priva della conversatione delle vostre sorelle, quel che per il tempo passato avete tollerato, offeritelo al vostro Sposo in unione di quella alienatione qual patì di tutti i suoi più cari amici nel tempo della sua passione, a tal che fu constretto mandar quella gran voce al suo eterno Padre: perché mi ài abbandonato (cf. Mt. 27,46)?

Ora, circa a quella sorella che vi cagiona questa afflitione, in tal modo potete procedere: con farvi una forte immaginatione che lei è una vera immagine di Jesu Cristo e un’ anima redenta con sì gran prezzo, qual é il suo prezioso Sangue; e considerando questo, vi parrà avergli grand’ obbligo, essendovi occasione di tanto acquisto. E ancora vi prego a dover fare come fece il nostro amoroso Cristo nel tempo della sua passione; primo: che andando la turba a prenderlo, gli dette sufficiente occasione di convertirsi; secondo: che tacque in ogni loro accusa; terzo: che pregò per i suoi persecutori nel tempo che gli toglievano la roba, la fama e l’onore, e finalmente la vita. Voi sua sposa dovete comunicargli il lume che v’è concesso, a immitatione sua, con esortarla a mutare questo proposito e modo di procedere, dicendogli che’l Signore c’è sempre presente ed è giusto giudice, quale non lasserà nessun bene che non sia rimunerato e nessun male che non sia punito giustamente. Quando vedete lei appassionata, che dice di voi qualche cosa che vi dispiaccia, ve la potete passare con santo silenzio, non cessando di pregare il Signore per lei; e in questo vi sarà coadiutora chiedendo gratia che la torni al vero vivere religioso, che è il desiderio vostro e ancor mio, per l’amore che porto a tutte quante voi.

Quanto a quello che mi dite della conversatione di Suor Maria Fedele, non penso ci sia l’offesa di Dio, presupponendomi che non la cerchiate per altro che per inanimirvi e infervorarvi a servire con più amore il vostro sposo Jesu. Avvertite bene di non gli porre particolare affetione e non sentire più pena dell’assenza sua che di ciaschedun’ altra vostra sorella, né vi pigliate noia che lei conversi altri ed altri lei, per conformarvi al vostro Dio, che non è accettatore di persone ma sì bene di giusti e santi desideri. E trovandovi spogliata di tale affetione, potete con ogni sicurtà seguire la sua conversatione, unendovi in carità ad aiutare la sopradetta vostra sorella, pregando voi e Suor Maria Fedele che gli voglino dare tutti quegli aiuti a lor possibili, non lasciando però la sua conversatione, facendo ben patto con lei che non vi impedisca i vostri santi esercizi né la conversatione di tutte le altre vostre sorelle; et non giovando questo, rimettete la causa in Dio e ne vostri superiori, quali si possono liberamente servire dell’autorità che hanno.

Questo è quanto mi occorre dire circa a quel mi avete scritto.

Con la presente vi mando un Trattatello di vita spirituale, pertinente a noi altre religiose. Mi sarà molto grato che voi lo leggiate, per esser cosa tanto utile e credo vi sodisfarà assai, e ne potete far parte a tutte quelle che voi vi contentate.

Per questa non vi dirò altro, salvo che quanto posso a voi e a Suor Maria Fedele mi raccomando, sendo certissima che, tal quale io sono, non mancherò nella mie oratione di offerire le vostre giuste petitioni e desideri, pregando ancor voi a ricordarvi di me misera. La Rev. tia della nostra Madre Priora ancor lei vi saluta, pregandovi, da sua parte e mia, salutiate la Rev. tia della vostra Madre Priora e la Rev.da Madre Vicaria e tutta la vostra Congregatione, perché tutte vi amo nelle viscere di Jesu Cristo, qual desidero sia sempre con voi, infiammandovi del suo santo amore.

Dal nostro Monasterio di Santa Maria degl’ Angeli da S. Friano di Firenze. A dì 15 marzo nel 1590.

Vostra in Cristo Jesu affez.a sorella

Suor Maria Maddalena de’ Pazzi