Renovatione della Chiesa/Lettere dettate in estasi/VII
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Al’ Nome del’ Antica e nuova Verità
All Ill.mi Cardinali che si truovon presenti alla Sede Apostolica.1
L’humile ancilla dello svenato Agnello e humanato Verbo, Christo crocifisso, sforzata dalla dolce Verità e Unità della S.ma Trinità, e in particulare dal suo amoroso Sposo, dico che è sforzata, e attendin che dico sforzata, a fargli noto una cosa non men grata a Dio che utile alle creature, la quale è che vuol rinovare la sua sposa Chiesa mediante voi ministri e principal membri di essa Chiesa.
Però vi fo noto come al presente è venuto il preciso e preordinato tempo che si deve fare tal renovatione, la qual penso vi habbia di già fatto noto il Sommo Pontefice e Vicario di Christo in terra. Onde vi invito da parte della dolce Verità, non dico con lingua humana, ma se potessi con lingue angeliche v’inviterei, a concorrere a una tanto grande e’ grata opera, la quale, per esser voi nel grado che siete, credo che grandemente penetriate l’utilità sua.
E non voglin le Signorie vostre ill.me stimare cosa nessuna come da creatura, ma la debbon pigliar da Dio, come invero è. La chiarezza di questo ve lo manifesta l’utile fin suo, se bene il principio gli parrà dificultoso, come certo è. Però che bisogna che in tutto si spoglino d’ogni comodo terreno e d’ogni rispetto di creatura, ancor che poche sien sopra di loro; e bisogna che seguino il Vicario di Christo che tiene il luogo del glorioso apostol Pietro e gli sieno obedientissimi, sì come erono gli altri apostoli a lui, che non eron men desiderosi della salute de popoli e del genere humano che si fussi il glorioso Pietro. Et se mi dicessi che essi eron stati alla scuola di Christo quando era in terra, gli dico che vi sono ancor essi, perché del continuo trattono il suo Corpo e Sangue; e se ancora a questo mi trovassino scusa, gli dico che risguardino quelli che hanno tenuto il luogo di essi. Risguardino il glorioso padre san Buonaventura, il tanto dotto e sapiente san Hieronimo, e quello che ne tempi nostri presenti ha lasciato tanto esemplo di santità e voi meglio di me lo sapete, però che deve pure haver parlato e conversato con voi, dico del beatissimo Cardinal Buonromeo.
Dhe voglin ricordarsi e beatissimi Padri della dignità e autorità che gli ha dato Christo crocifisso in aiutare al presente l’opera che hanno intesa, e intenderanno che Dio vuol che si faccia. Et bisogna che sien membri sani se voglion poter aiutare il Vicario di Christo in terra sì come conviene. O che devon sapere come alcuna volta per essere e membri infermi, el capo resta di fare la sua operatione, e altra volta e membri si riposano per essere il capo infermo; ma non deve essere e non vò creder che sia infermo né il capo né i membri.
Vorrei che essi facessino l’ufitio di quelli utilissimi membri delle mane, li quali operano e porgano il cibo; così vorrei che facessino e mia beatissimi Padri, che operassino in questa opera tutto quello che Dio gli inspirerà e moverà a fare, et poi porgessino il cibo al capo, perché alcuna volta nel porgerlo provocono il capo a cibarsene con tutto il corpo. O che vorrei fussino membri utilissimi della santa Chiesa in porgere il cibo al capo nostro Vicario di Christo. Et il cibo che gli hanno a porgere è che lo provochino a metter in esecution l’opera, per dir così, da Dio tanto desiderata, del qual cibo si debbe cibare esso, non dovendo essere altro il suo cibo che fare la volontà di Dio. Et ne piglieranno ancora nutrimento tutti gli altri membri, a tale che si farà un corpo sano e intero e non ci sarà occasione di piangere le infirmità. E questo deve essere la gloria nostra, di condurre le anime a Dio.
Dhe vogliate, dhe vogliate haver tal gloria; non già che vi habbiate a muovere a operare principalmente per questo, no, ma solo per fare la volontà di Dio. Et vogliate adempire quel che disse David: Sacerdotes tui induantur iustitiam, et sancti tui esultent (Sl. 131,9). Voi, voi havete a esser quelli che havete a indurre. O, o, che io habbia a dire questa parola: indurre, perché non c’è, o dolce Verità, la santa giustitia nella santa Chiesa, la cui giustitia se ci fussi ci sarebbe l’union tua; ma c’è una giustitia piena d’ogni ingiustitia. O eterno Verbo, non c’è questa giustitia, ma solo si attende a quelle cose che tornono in honor delle creature, e quelle che tornono in honor di Dio si fa vista di non le vedere sotto colore di misericordia, la qual misericordia non è misericordia, ma è una inmisericordia che conduce l’anime nel’ ultimo precipitio del’ inferno. Dhe voglin far sì co’ prossimi loro, membri di Christo’ con una tal misericordia che Dio non l’habbia a chiamar inmisericordia. Tirin con l’amore, si, ma in tal modo che i voti fatti a Dio non sieno in tutto messi in oblivione, perché il medesimo David dice: vovete et reddite (Sl. 75,12).
Dhe non si voglin cibare di carne e di sangue, perché la dolce Verità disse a Pietro, suo Vicario, di cui il Sommo Pontefice tiene il luogo: caro et sanguis non revelavit tibi (Mt. 16,17); ma sì ben si cibino del Corpo e Sangue di Christo, e del cibo ancora del’ anime smarrite, il qual cibo devono andare a pigliare in su la mensa della croce, dove vedranno che lo svenato Agnello e humanato Verbo, come inebriato della salute del’ anime, consumò tutto se stesso e dettesi al’ opprobriosa morte della croce. O che non dubito se staranno a tal mensa e affisseranno gli occhi a Christo crocifisso, molto volentieri piglieranno questo cibo e non temeranno di patire per condurre e ridurre l’anime a esso.
Dhe non voglino, dhe non voglino farsi maggiore del lor capo Christo, il quale disse che il discepolo non deve essere maggiore del suo maestro, né il servo del signore (cf. Mt. 10,24). Ricordinsi ancora di quel che disse lo innam?orato Paulo, che noi non siamo debitori alla carne, no, ma allo spirito e secondo lo spirito doviamo vivere, perché chi vive secondo la carne, muore (cf. Rom. 8,12). Dhe mirino a che Spirito siamo debitori: siamo debitori allo Spirito di bontà, procedente dal’ eterno Padre e dal’ increata sapientia, Verbo divino, che se bene sono tre Persone è uno Dio in essentia.
Et siamo debitori, ma quale è questo debito? Prima, di render noi a Dio, e poi di ridurre e prossimi nostri, giusto el nostro potere, a lui. Esso ha dato se stesso a noi e dato tutto el suo Sangue per ricomperar noi. Che deve dunque far la creatura, debitora di questo Sangue, altro che ridurre l’anime ricomperate con esso Sangue? Dhe risguardino, dhe risguardino, che dico che Dio ha dato il suo Unigenito, e l’Unigenito ha dato tutto il Sangue per le creature. Come potranno fare quelli che si cibon di esso Sangue e possonne cibare gli altri, che non conduchino a lui l’anime ricomperate con esso Sangue? Come potranno sopportare che un’ anima decorata col Sangue di Dio vadia in perditione e sia privata di esso Dio?
Non dubito punto che se saranno spogliati in tutto di loro e vestiti della dolce Verità, seguiranno le pedate sua, le quale furno solo, solo per ridurre la smarrita pecorella e porsela dove, Dio mio, dove Dio mio? Sopra le propie spalle. Devono ancor loro pigliare la smarrita pecorella di tante anirne e porsela sopra le propie spalle; e in che modo se la debbon posare essi sopra le propie spalle? Pigliare le fatiche loro e cibarsene, e cibar le pecorelle delle lor propie fatiche, dico col verbo di Dio e con l’esemplo della vita loro. Et se hanno tal desiderio, come vò presumermi che habbino di tal opera, di riunire e consecrati sua christi, di quelli propriamente dico che son congregati nelle religione, e delle disunite spose sua; et si essi hanno desiderio che osservino e voti loro e si spoglino di tutte le cose che sono sotto Dio, bisogna che se ne spoglin prima loro, movendo più l’esemplo che le parole, perché come disse la prima Verità, Verbo humanato, non basta dire: Domine, Domine (Mt. 7,21), no, che non è suffitiente.
O innamorinsi un poco e venghino in sete, in zelo, in desiderio di ridurre queste pecorelle, per chiamarle così, anime redente col pretioso Sangue dello svenato Agnello, e riunire questi membri al suo capo Christo, acciò che possin cantare con David: Filii servorum tuorum sedebunt super sedem tuam (Sl. 131,12).
Dhe, dhe, beatissimi Padri, ricomperati ancot voi con quel pretiosissimo Sangue e condotti a tal dignità, che potete a ogni vostra posta, per dir così, cibarvene; dhe, dhe, possa in voi questo Sangue in tal modo che conduciate alla somma perfettione questa tanto importante opera di ridurre tante anime smarrite, decorate di questo pretiosissimo Sangue sparso dallo svenato Agnello e humanato Verbo e mio charissimo sposo. Vi voglio ancor dire che non siate soli in tal opera, ma havete di molti coaiutori e in particulare tre elette Compagnie, tanto zelose del’ honor di Dio e salute del’ anime che deve esser la gloria e fin vostro, le quale forse vi saranno state fatte note.
Dhe, non vi mettete inanzi le fatiche ma il premio, che vi dico sarà grande, et sievi sempre in mente quel che dice l’innamorato Paulo’ che di un solo è il palio se ben molti corrono (cf. 1 Cor. 9,24), e il palio vostro à essere il ridurre l’anime a Dio. Però correte, correte; e per qual via havete a correre? Per la via della charità, però che tal opera si ha tutta a fare e condurre per amore e con amore; e in tal modo procedendo, con amore si condurrà la tanto grande e grata opera di Dio, e si riunirà e riformerà il bello e formoso corpo della santa Chiesa.
Et vi dico che tal parole non l’havete a pigliare pr? cedente da creatura nessuna, come vi dissi di sopra, ma dal’ istesso Dio, prima Verità, perché lui è quello che vuole si riunisca tutti e sua chari membri a lui suo Capo. E tal opera non è mossa da creatura ma dall’istesso Dio; e ve lo replico perché ve lo fermiate bene in mente, e la bocca della Verità ve lo dice, nella qual Verità priegho che sempre permanghiate.
Jesu, dolce amore, transformaci in te e transforma te in noi, acciò che così transformati e uniti in te possiamo adempire perfettamente la volontà tua. Et vi priego mi diate la vostra santa benedittione, nella quale possa agumentare nel lume e orare per tante creature decorate col pretioso Sangue del’ amoroso Verbo. Così priego voi a orare senza intermissione Jesu, Jesu, Jesu amore.
Del nostro monasterio di santa Maria delli Angeli presso a san Fridiano, il dì 3 d’agosto 1586.
L’humile Ancilla dell’humanato Verbo
Suor M.a Maddalena de’ Pazzi
Note
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