Renovatione della Chiesa/Ammaestramenti/8
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VIII. Della povertà
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1. La povertà è la sposa di Jesu, e questa deve esser la mammella e nutrice vostra.
2. In tutte le cose che vi son presentate dalla Religione cercate sempre d’esser la più povera, habbiate caro d’haver sempre la peggio, e conservatele e tenetene conto come cose della Religione, e non vostre.
3. Quanto più le cose della Religione sono abbiette e poverine, tanto più le dovete stimare, perché havete professato povertà e i poverini apprezzano ogni cosa, sapendo che non gli conviene cose preziose.
4. La santa povertà deve essere il marchio di tutte l’opere vostre, perché sì come le persone del secolo acciò che le loro opere sien conosciute per loro vi mettono la loro arme, così se volete che l’opere sien conosciute per opere di religiosa, bisogna che le marchiate con la povertà. Vo’ dire che quel che fate per la Religione, e ancora quello che havessi a uscir fuora, si conosca dalla semplicità che è marchiato dalla povertà santa et escie da casa di povertà religiosa.
5. Non vi dolete quando vi son dati cibi male accomodati, ma ricordatevi che professate povertà, et i poverini quando accattano gli pare un bel che di trovare un tozzo di pane, ancor che secco e avanzato.
6. Non temete l’austerità della Religione e non habbiate soverchia cura del vostro corpo, ma habbiate confidenza in Dio; e, come sapete, i poverini che accattano non pensano quello che sarà lor dato, ma semplicemente pigliano sì il buono come il cattivo. Voi siete più poverina di qualsivoglia mendico, perché loro quel che accattano posson dire: questo è mio, né gli può esser tolto; ma voi non havete cosa alcuna che sia vostra,
7. Contentatevi sempre di quel che dà la povèrtà della Religione; anzi conoscendo, come in vero è, di non esser degna d’haver quel che hanno l’altre, desiderate e quando v’occorre compiacetevi di patir delle cose necessarissime
8. Così come havete data l’anima a vostri superiori, così date ancora il corpo, desiderando e cercando sempre di patire in tutte le cose: nel mangiare, nel vestire, nel dormire e in tutti gl’esercizi e fatiche della Religione.
9. Allora veramente vi potresti chiamar monaca, se andando a mensa non havessi che mangiare, havendo bisogno di riposo non havessi letto per dormire, volendo mutarvi gl’abiti o velature, per la povertà della Religione, non ci fussi che dani. O che gran contento doverebbe allora essere il vostro! Io per me, a chi mi facessi questa grazia mi terrei obbligata a dargli il proprio sangue. Doletevi di non meritar tanta grazia da Dio. E se non havete in voi questi sentimenti, è perché non penetrate che a chi nulla possiede si dona tutto Dio.
10. Dio onora tanto i religiosi che la lor parte vuol esser lui stesso.
11. Fate almeno ogni mese una ricerca per vedere se havete troppo affetto a qualche cosa e se havete nulla superfluo; e trovandovene alcuna, privatevene per amor di Dio, e se vi fussi necessaria chiedete di scambiarla.
12. Habbiate più caro che vi manchino le necessità, che d’haver qualche cosa di più, perché non conviene in nessun modo il voto di povertà con l’haver più di quello che s’ha bisogno.
13. In tutte le congregazione che di tempo in tempo vi troverete, proccurate che vi sia solo la necessità e il bisogno, gloriandovi nella semplicità e abbiezione.
14. Tutto quello che mancherà al religioso in questa vita, gli sarà reso con grand’usura nell’altra.
15. Ricordatevi che siate in un esilio, però non vogliate star come nella patria.
16. Amate i patimenti che n’apporta la povertà religiosa, anzi sospirate e lacrimate di non meritar tanta grazia di provargli in voi.
17. Siate lieta e godete nelle dificultà, mancamenti e necessità della povertà santa, perché in tempo momentaneo vi acquistate gloria eterna, e per ogni minima cosa che patiate v’acquistate premio eterno et eterno splendore alla faccia dell’anima vostra.