Renovatione della Chiesa/Ammaestramenti/27
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XXVII. Come bisogna far verace fondamento nella virtù e come si deve superare tutte le dificultà che occorrono nel divin servizio
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1. Chi vuol poter durare e andare innanzi nel servizio di Dio e nelle vere virtù, bisogna che faccia verace e retto fondamento, perché innanzi a Dio vaglion tanto poco quell’ opere, ancor che buone e sante, che non son fondate nella verità che è l’istesso Dio, che sto per dire che senza questa veracità e semplicità sarebbe meglio innanzi non le fare.
2. Non potrete mai acquistar una sodezza vera e stabilità nel bene se non mediante il patire e le cose che saranno contro la vostra volontà.
3. In suavità e gusti non si trova Dio in verità, perché gli sta in mezzo alla vera virtù, quale non s’acquista in dolcezze e sentimenti gustevoli, etiam spirituali, e nell’havere ogni consolazione dalle creature, non ricevendo mai da loro una parola torta.
4. Non so dar fede a quell’anime che per tutto il tempo di lor vita hanno navigato un mar di dolcezza e tranquillità, et in quella hanno acquistato la lor perfezione, perché io so pure che non è vera virtù quella che non harà il suo contrario d’una vera prova, quale è la tentazione e tribulazione, o da Dio, o dalle creature o dall’istesso Demonio. E se non c’è questa prova, le virtù non saranno vere ma finte, e col tempo non resterà nell’anima effigie di virtù.
5. Il proprio luogo della vera virtù è ne gli stenti e ne patimenti più intensi, e quivi la troverà chi vuole in verità radicarla nel suo cuore.
6. Quando in qualche obbedienza o altra occasione sentite gran repugnanza e vivacità, e per far quella tal cosa v’havete grandemente a violentare, non vi curate esser facilitata con dolcezza di parole, perché più presto levon la pena che la vivacità della volontà e a un’ altra occasione si sente la medesima repugnanza e vivacità, perché la virtù vera è posta nel difficile e pochi atti violenti fanno l’abito. Bisogna affaticarsi e metter molto del suo chi vuol venire a farsi grata a Dio.
7. Se volete arrivare alla perfezione alla quale Dio vi chiama, v’è molto necessario non haver memoria alcuna di impossibilità sì nell’opere interne come nell’esterne, ma havere una viva fede in Dio e nell’obbedienza.
8. Badate più a quello a che Dio v’obbliga che a quello che sentite in voi.
9. È più grata a Dio un’ opera fatta senza sentimento che molte fatte con gusto e sentimento grande; però quando vi trovate in aridità e depressione, rallegratevi et esultate che il grande Dio si degni darvi di quei maggior doni e dolcissime vivande che usa dare a i suoi più cari e diletti.
10. Habbiate caro e desiderate d’havere affetto a dimolte cose, e havervene a privare; d’haver molte volontà e desideri quali habbiate a annegare e mortificare; d’havere natura dificile la quale habbiate a vincere, (seguendone però equal gloria di Di acciò così haviate più da offerirgli) e patir per lui e onorarlo maggiormente.
11. Lasciate tutte le cose nelle quali trovate gusto, e esercitatevi in tutte quelle nelle quali trovate disgusto e repugnanza.
12. Rallegratevi di tutte le dificultà che vi si offeriscano nel divin servizio, anzi ringratiatene il Signore in particulare, e contentatevi e habbiate caro di servire a Dio a vostro costo.
13. Siate lieta e exultate nelle dificultà, tribulazione e tentazione di questa vita, poi che in un tempo momentaneo v’acquistate premio eterno, e per un minimo atto di mortificazione e annegazione di voi medesima acquistate gloria eterna et eterno splendore alla faccia dell’anima vostra. I martiri hanno patito un breve tempo, e il premio delle lor fatiche durerà in eterno.