Relazioni degli ambasciatori veneti al Senato (Vol. I)/Nota

Nota

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NOTA

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AVVERTENZE GENERALI

«Le numerose e sagge leggi che determinarono minuziosamente le attribuzioni, i doveri, il carattere giuridico degli ambasciatori veneziani, e ciò in un’epoca nella quale è vano cercare presso gli altri Stati provvedimenti analoghi», furono sfiorate dal Tentori1, seguito poi da quanti s’occuparono dell’argomento; vicino a noi pubblicate in parte integralmente dal Thomas2; infine riprese in esame dal Buzzati3. Questi dá il piú antico documento relativo agli agenti diplomatici della repubblica (14 giugno 1238) e il regesto dei rimanenti dello stesso secolo xm; e, esaminatone il contenuto e ravvisatavi una somiglianza non fortuita fra l’ordinamento degli ambasciatori veneziani e quello dei proconsoli romani, conclude:

L’ambasciatore dunque era eletto dal doge e dalle piú importanti magistrature di Venezia: da quello e da queste riceveva la commissione, e ai consigli che lo avevano incaricato della missione dovea render conto degli atti suoi e presentar la relazione: il giuramento lo impegnava ad adoperarsi sempre in vantaggio e ad onore dello Stato, a riferire quanto sapesse e credesse utile a Venezia: degli affari de’ privati non deve occuparsi se non ne riceve speciale incarico dal comune: a carico di questo viaggia ed è stipendiato: infine è un uffiziale completamente differente dai consoli, dai baili, dai visdomini, i quali tutti, come risulta da’ loro capitolari, non hanno funzione generalmente diversa da quella dei consoli attuali. Da tutto ciò non risulta con piena evidenza che anche allora, piú di 600 anni fa, la nozione giuridica che si aveva dell’ambasceria era quella d’una funzione di diritto pubblico, consistente nel rappresentare [p. 282 modifica] completamente lo Stato? ossia una nozione per nulla diversa da quella odierna? L’unica differenza sta nel fatto che quelli erano agenti diplomatici temporanei e gli odierni sono permanenti: ma i larghissimi poteri loro concessi nelle «commissioni», le trattative da essi condotte anche su questioni differenti da quelle per cui specialmente erano inviati, la stessa quantitá di notizie e informazioni che dagli Stati esteri recavano alla patria nelle relazioni, non dimostrano che, se non permanente, almeno completa rappresentanza dello Stato loro spettava?

Oltre la natura stessa dell’uffizio dell’ambasciatore, ben delineata dal Buzzati, le molteplici leggi, spesso ripetute o modificate attraverso i secoli, riguardano il séguito dell’ambasciatore, il numero degli staffieri e dei cavalli, lo stipendio, le spese ordinarie e straordinarie, i compensi per danni subiti, i conti da presentare al ritorno, ed altri minuti particolari. Emanate dal senato e dal Maggior Consiglio, in gran parte esse sono trascritte anche nella raccolta Compilazione leggi-Ambasciatori dell’Archivio di Stato in Venezia. Per il nostro compito basta fermarci su pochi punti.

Ai primi inviati straordinari vennero in progresso di tempo sostituiti inviati permanenti, col titolo di «ambasciatore ordinario», alle corti di Vienna, di Parigi, di Madrid, di Roma; col titolo di «bailo» a Costantinopoli; col titolo di «residente» a Londra, a Milano, a Napoli, a Torino, e nel secolo xvii a Mantova; pur continuando ad essere inviati ambasciatori straordinari a codeste stesse corti e ad altre in circostanze speciali. Gli ambasciatori erano dell’ordine patrizio e doveano avere almeno 38 anni (Maggior Consiglio , 22 marzo 1640); i residenti erano dell’ordine de’ segretari.

Salvo infermitá propria o del padre, della madre, della moglie, del figlio e del fratello, l’eletto non poteva dapprima rifiutare il carico sotto pena di 20 soldi di grossi (Maggior Consiglio, 27 aprile r286). Ma la prisca severitá venne attenuandosi, e per l’accettazione furono concessi otto giorni (Maggior Consiglio, 21 settembre 1522), che si prolungarono fino a un mese (Maggior Consiglio, 24 settembre 1651), dopo il qual termine chi rifiutava veniva punito. Anche il termine, entro il quale l’ambasciatore doveva partire, subì varie modificazioni, giungendo da pochi giorni fino a quattro mesi, ed era di volta involta espressamente stabilito nella «commissione». Infine variò pure la durata della legazione: l’ambasciatore, travagliato dalle gravi spese, cercava di ritornare almeno entro un anno; ma il senato non riteneva tale periodo sufficiente per la piena conoscenza delle corti estere, e però fissava prima due anni per gli [p. 283 modifica]ambasciatori (Senato, 1 dicembre 1541 e 25 giugno 1552) e quattro per i residenti (Senato, 19 gennaio 15S3 in. v.), indi tre anni per gli ambasciatori; senonché, il 14 maggio 1733, ancora lamentava la inosservanza della legge. Né meglio del resto osservavano gli ambasciatori le altre leggi che li riguardavano, come apprendiamo dalle frequenti ripetizioni e dalle crescenti minacce di pene.

Vietato al doge, come al piú umile magistrato, di ricevere doni da forestieri, l’ambasciatore al suo ritorno doveva consegnare ai procuratori di San Marco tutti i doni ricevuti dal principe straniero (11 settembre 1268), e il ricavato ne veniva incassato dai camerlenghi di comun, mentre le «casacche» donate dal sultano dovevano servire «per il far di paramenti, piviali e altro» per la chiesa di San Marco. Tale obbligo dell’ambasciatore fu confermato piú volte (Senato, 18 giugno 1507, 20 giugno 1521, 22 novembre 1530. 29 novembre 1535, 11 maggio 1561, 23 dicembre 1732); ma verso la metá del secolo xvi cominciamo a vedere nei registri del senato che questo accoglieva ormai sempre la consueta domanda dell’ambasciatore, di poter, cioè, conservare per sé il dono ricevuto, quale ricordo della missione e compenso delle spese sostenute.

L’ambasciatore, al suo partire, riceveva la «commissione», vale a dire le istruzioni sulla sua missione; durante questa teneva informato il suo governo degli affari giornalieri, delle osservazioni, delle impressioni sue del momento col mezzo dei «dispacci»; al suo ritorno riassumeva ciò che avea osservato, nella «relazione».

Sin dal 9 dicembre 1268 ordinavasi che gli ambasciatori, entro quindici giorni dal loro ritorno, dovessero porre in iscritto le risposte ad essi date e qualunque cosa degna d’essere conosciuta avessero saputo o udito; e, il 24 luglio 1296, ribadivasi la deliberazione; «Siccome gli ambasciatori, che per consuetudine devono al loro ritorno riferire delle loro ambasciate in quei Consigli dove furono fatte le loro commissioni, ora invece ne riferiscono solo ai doge e ai consiglieri ducali, si delibera che osservino la vecchia regola nei primi quindici giorni dal ritorno».

Ma nemmeno questa deliberazione fu osservata da tutti gli ambasciatori, e però il Maggior Consiglio sentí il bisogno di rinnovarla (9 giugno 1401), mentre molto piú tardi il senato introdusse una innovazione importantissima4: [p. 284 modifica]

MDXXIV, die XV novembris, in Consilio rogatorum.

Tra le altre laudabili forme e instituzione circa il governo del Stato nostro è sta’ sempre da li sapientissimi maiori nostri observata questa inviolabilmente per principale: che tutti li ministri suoi venuti de qui alla presenzia del serenissimo Prencipe nostro, ed etiam alcuni a questo senato, referiscono del rezimento over officio e magistrato suo, el seguito da poi al suo partir de questa cità fino al ritorno loro; si acciò se intendesse el deportamento suo e, ad exemplo de altri, esser laudati de le bone operazion sue, come etiam perché de quelli loci, de dove venisseno, per le relazion loro fusseno ad plenum informati quelli che per tempora serano al governo del Stato nostro, e fusseno poi excitati da’ sui aricordi ad proveder, se bisognasse, a ditti loci de quanto li fusse necessario. Ma, perché simile relazione, el piú de le fiate de summa importanzia, per le continue importantissime occupazione del Stato nostro, non possono cussi remanir firme ne la mente de chi le odono, nè cussì presto, iuxta li ordeni de ditti relatori, esser messe in execuzion molte cose utile e necessarie, che cum il tempo e moltitudine de le occupazione se disperdeno: però l’anderá parte che de cetero tutti li rettori sì da terra come da mar, proveditori, sindici, ambassadori e altri, che fusseno soliti far relazione, siano tenuti in termine de zorni 15, da poi che le averano fatte in voce, poner in scriptura de sua man le ditte loro relazione ne le cose substanzial tantum e li aricordi e consegli che li paresse dar; le qual, monstrade prima a li savi nostri del Conseglio e terraferma, che sera in settimana, sii poi registrate in un libro tenuto secreto ne la cancellaria nostra, dechiarando che debano esser tenuti dui libri a simile servizio deputati: in uno de li qual se abbi a notar le relazion de tutti rettori e sindici, ne l’altro veramente quelle de li baili, proveditori e ambassadori, acciò se ne abbi perpetua memoria di quelle e insieme se possano sempre instruir cum el lezer ditte relazion quelli che per tempora sarano al governo del Stato nostro. E questa deliberazion se abbi ad observar sempre inviolabilmente, sotto pena de ducati cento d’oro, da esser scossi da li contrafacenti immediate per li avogadori nostri de comun e patroni de l’arsenal, senza altro conseglio; né possano alcun de li sopra nominati esser provadi ad alcun officio né altro magistrato, se ’l non averá presentado bolletin del nostro cancellier grande di aver exequito la presente deliberazion, non se li possendo far grazia, dono né remission alcuna, sotto le pene contenute ne le parte dei furanti. E sia sempre posta questa deliberazion in le commission de tutti quelli che sono soliti far relazione, la qual abbi etiam ad essere publicada nel primo Mazor Conseglio ad notizia de tutti.

De parte, 133; de non, 28; non sinceri, 11.

Con la lettura della relazione in senato, cui spettava l’elezione degli ambasciatori, e con la deposizione del manoscritto in secreta [p. 285 modifica]chiudevasi dunque l’ambasceria. Ma pur quest’ultimo obbligo spesso veniva trascurato, ed ecco il senato richiamarlo piú volte in vigore: l’8 aprile 1559, imponeva che la relazione fosse letta entro otto giorni; l’11 aprile 1620, entro venti giorni; e poi ancora rinnovava la deliberazione il 20 giugno 1630, il 17 giugno 1634, l’11 novembre 1639. il 29 giugno 1647, il 5 gennaio 1651 more veneto, il 5 dicembre 1789.

Per decreto pubblico ebbero cosí origine le relazioni, creazione tutta veneziana5 e che volentieri col Reumont6 considereremo come «ragguagli ordinati, perfetti e, sto per dire, sistematici intorno al paese esaminato dall’ambasciatore; notizie sui rapporti geografici e statistici del medesimo, su’ suoi abitanti, sulle sue rendite, sulla corte, sulla famiglia e sui confidenti di chi governa, intorno alle persone le piú notabili, alla loro condizione, al loro carattere; finalmente allo stato politico, alle alleanze, alle simpatie ed antipatie, alla guerra ed alla pace. Gli avvenimenti del giorno vengono toccati in complesso, talvolta anche solo per incidenza, giammai in dettaglio, presupponendoli conosciuti»7.

Anteriori alla «parte» 1524 sono due sole le relazioni pervenute fino a noi, ché, prima, manifestamente dicevansi soltanto a [p. 286 modifica]voce, e di queste relazioni orali ci conservò qualche sommario il Sanuto8. Dopo l’innovazione del senato, il numero loro va man mano ingrossando; ma, come si accennò, invano cercheremmo [p. 287 modifica]la relazione di molti ambasciatori non curanti delle deliberazioni del senato, mentre sappiamo che la morte impedí a taluno di dettarla e che l’incendio del 1577 ne soppresse verisimilmente altre.

Molte di codeste scritture si conservano nell’Archivio di Stato in Venezia originali o soltanto nelle copie ufficiali dei registri voluti dal senato: spesso manca però l’originale e persino la copia ufficiale, e dobbiamo accontentarci di copie, talora uniche, altra volta numerose, custodite in pubblici o privati depositi nostri o stranieri. Perché, quantunque le relazioni fossero naturalmente segrete9, non dovette esser difficile, come mostrano il Ranke ed il Baschet, ai principi interessati, che avidamente le aspettavano, e agli eruditi raccoglitori, che non meno avidamente le ricercavano, procurarsene copia; e d’altra parte è certo che gli stessi patrizi veneti, per propria istruzione, volevano aver copia almeno delle migliori ne’ familiari archivi, come appare manifesto dalle raccolte veneziane, la cui dispersione contribuí ad arricchire depositi italiani e d’oltralpe.

Il confronto di tali copie mostra poi la derivazione dal comune originale, giacché, tranne lievi eccezioni, esse non presentano differenze sostanziali, ma alterazioni, omissioni o riassunti dovuti agli amanuensi.

L’importanza storica, politica, statistica, geografica di questi documenti, preziosi per minuta e sagace analisi e per acuta sintesi, tosto riconosciuta da diplomatici e da raccoglitori, da storici e da eruditi, fece pur sorgere presto il desiderio di divulgarli per la stampa. Così nella prima edizione del Tesoro politico10 apparvero [p. 288 modifica]ben sette relazioni, che divennero dieci nella seconda edizione, mentre piú tardi altre tre vennero inserite nel Tesoro di Roma11 e tre nelle Lettere memorabili del Bulifon12: edizioni scorrette, infedeli, incomplete, come fin dal principio lamentò il citato Soranzo, forse causa della difficoltá di procurarsi copie genuine, altre volte per ragioni di parte. Separatamente13 alcune uscirono per le stampe nella seconda metá del secolo xvi e nel xvii, e molto piú numerose nel xix, al quale dobbiamo le maggiori raccolte. Tra noi primo il Cibrario pubblicò tre relazioni della corte di Torino, e l’Albéri iniziò, giá nel 1839, l’edizione delle relazioni del secolo xvi, impresa proseguita per il secolo xvii dal Barozzi e dal Berchet; in Francia, il Tommaseo curò l’edizione delle relazioni della corte di Parigi del secolo xvi, ponendovi a fronte la versione francese; l’accademia delle scienze di Vienna ci diede le relazioni della corte imperiale dei secoli xvi, xvii, xviii; P. I. Block raccolse le relazioni dei Paesi bassi; mentre pervia di regesti si vanno rendendo note le relazioni e i dispacci della corte inglese14.

Largo uso delle relazioni e dei dispacci degli ambasciatori [p. 289 modifica]veneti per lo studio di determinati periodi o personaggi fecero molti storici15, specialmente dopo che il Ranke ne mostrò la somma [p. 290 modifica]utilitá. E questi stessi, come gli storici della repubblica, parlarono anche della personalitá degli ambasciatori e delle relazioni in generale; argomenti trattati di proposito da piú altri scrittori16. [p. 291 modifica]

Non ostante però tanto fervore di studi attorno alle scritture degli ambasciatori veneti, molte relazioni giacciono negli archivi talora del tutto ignorate, non poche furono divulgate mutile e scorrette; mentre numerosissimi dispacci, fonti forse ancor piú genuini, certo piú ricchi di notizie, solo in piccola parte sono conosciuti.

Saggia decisione pertanto fu quella di assegnare alle relazioni un numero cospicuo di volumi negli Scrittori d’Italia. Assuntane l’edizione, parvemi conveniente non adottare una divisione cronologica, come da altri fu fatto, bensí un piú logico raggruppamento per paesi. E mi parve ben fatto rivolger le prime cure alle relazioni delle corti minori italiane17, appunto perché trascurate dai precedenti editori, se facciamo eccezione per l’Albéri, la cui edizione del resto non soddisfa gli studiosi, perché i testi, come [p. 292 modifica]vedremo, vi sono gravemente mutilati e mascherati con impropria veste toscana.

È vero che in tal modo i primi volumi non conterranno molti esempi delle migliori relazioni, perché non tutte importanti furono le ambascerie, e che d’altra parte vi si riscontreranno certe ripetizioni, inevitabili in relazioni d’uno stesso Stato; ma è pur vero, o m’inganno, che codesti inconvenienti saranno largamente compensati dal vantaggio di poter leggere riunite le relazioni dei nostri Stati, parecchie delle quali contengono quadri veramente magistrali, in guisa da avere, pur con qualche lacuna, la storia di ogni singolo Stato durante circa tre secoli.

Poco mi resta a dire del metodo seguito nella presente edizione. In generale non ci troviamo dinanzi ad autografi; spesso invece a copie originali, altre volte ufficiali: in tali casi mi attenni ad esse, non senza aver constatato l’identitá di altre eventuali copie. In mancanza di copie originali ed ufficiali, ricorsi alla copia che potei rinvenire e, se piú copie ritrovai d’una stessa relazione, scelsi la migliore, tra quelle a me accessibili, pure non trascurando in casi dubbi le altre. Del resto mi mantenni fedele ai manoscritti, per quanto era acconsentito dalle norme generali che regolano le edizioni accolte negli Scrittori d’Italia. Qualche osservazione al testo relegai nelle note alle singole relazioni, insieme con pochi dati necessari sull’ambasceria e con un saggio di bibliografia, la cui imperfezione sará scusata da chi pensi quanto numerose siano le copie di molte relazioni e quanto disperse in depositi o privi d’inventario o forniti di inventari malfidi. Nella ricerca trovai aiuti spesso disinteressati, sempre cortesi e preziosi, in piú archivi e biblioteche. [p. 293 modifica]

I

FERRARA

1. Relazione di Alvise Contarini, 1565.

Alle nozze, celebrate in Ferrara (5 dicembre 1565) tra il duca Alfonso II d’Este e Barbara, figliuola del defunto imperatore Ferdinando, la repubblica di Venezia si fece rappresentare dall’ambasciatore straordinario Alvise Contarini (Senato-segreti, reg. 74, c. 38 a; Segretario alle voci, 10 novembre 1565). Questi, nella «commissione» (Senato-segreti, reg. 74, c. 43 b ), ebbe incarico, oltre che di complimentare i principi estensi, di stabilire col duca un giorno per definire la questione relativa a quattro ville, su cui accampavano diritti Venezia e il comune di Badia da una parte, i conti Contrari dall’altra (Archivio di Stato in Venezia, I libri commemoriali, lib. xxiii).

Il Contarini si fermò a Ferrara dieci giorni e di lá mandò dispacci al senato; ma due soli (8 e 15 dicembre), e soltanto in regesto, ci sono conservati (Dispacci al senato, Ferrara). Così della relazione era fin qui conosciuto soltanto il sommario, conservato nel Museo civico di Venezia (Miscellanea Correr, vili, 1159 e lxvi, 2434) e pubblicato dall’Albéri nel vol. xv, p. 239 sgg. della sua raccolta. Ora la rinvenni completa, ma anonima, nel codice marciano it. vii, 2027, nel quale un amanuense del secolo xviii copiò parecchie relazioni, forse per incarico della stessa famiglia Contarini, alla quale apparteneva il codice. Altre due copie, di cui l'una anonima, stanno nella biblioteca dell’archivio di Stato in Torino (Ferrara, mazzo xi), e, secondo Emanuele Cicogna (cfr. Museo civico di Venezia, cod. Cicogna 3505-6), una terza dovrebbe essere conservata nella biblioteca veneziana dei conti Giustinian Recanati alle Zattere.

Nel testo ho introdotte le seguenti indispensabili correzioni:

p. 5 lin. 15: col] ms: nel.
» 10 » 31: mutata] ms: moderata.
» 16 » 12: duca di Ferrara] ms: duca di Fiorenza.
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II. Relazione di Emilio Maria Manolesso, 1575.

Federico Stefani (in Archivio veneto, vi, 132 sgg.) chiarisce l’intricata questione del nome, della vita e delle opere di Emilio Maria Manolesso. Così noi possiamo senz’altro attribuire a codesto gentiluomo candiotto la presente relazione, che, scritta da un giovane ventisettenne, presenta tutti i caratteri e i pregi delle migliori relazioni e che fu letta in senato. Pare però opportuno accoglierla nella nostra raccolta, quantunque il Manolesso non sia stato in Ferrara come ambasciatore, ma come privato cittadino, secondo che egli stesso dichiara nella redazione della relazione qui pubblicata.

In una copia della Trivulziana e nell’altra della Nazionale di Torino l’autore è chiamato «Pietro», ma le rimanenti copie, quando non sono anonime, s’accordano nel chiamarlo «Emiliano», anziché «Emilio Maria»; mentre esse sono discordi sull’anno, che varia tra il 1571 ed il 1578. Dobbiamo però ritenere come vera la data 1575, perché tale anno corrisponde appunto a taluni avvenimenti ricordati dal Manolesso, quale specialmente la controversia per la successione di Polonia, risoluta nel 1576 e ancora pendente quando fu scritta la relazione.

Forse perché non ufficiale, è questa una delle relazioni piú diffuse. Se ne trovano copie, infatti, in molti depositi: nella biblioteca di Aix (cfr. Catalogne général des manuscrits des bibliothèques publiques de France, Départements, vol. xvi, 1894, n.i 1078 e 1079) e di Carpentras (cfr. ivi, voll. xxxiv-xxxvi, 1901-3, n. 570); nella reale biblioteca pubblica di Dresda, cod. F. 122; nella biblioteca nazionale di Firenze, fondo Magliabechi, codd. 11. vi. 40, via. 46, xxiv. 68, xxiv. 123 e fondo Capponi, codd. 2 e 82; nella biblioteca comunale di Forlì, cod. 45; nel Museo britannico a Londra, fondo Royal, cod. 14 A. xm e xv, e fondo Sloane, codd. 697 e 1826, ed altre «copie piú o meno conformi e complete in quasi tutte le raccolte del Museo britannico» (cfr. Fanchiotti, I mss. italiani in Inghilterra, Caserta, 1899, 1, 46); nella biblioteca dell’archivio di Stato in Lucca, cod. 45; nella biblioteca Trivulziana di Milano, codd. 1352. vi (senza nome ed anno), e 1464. 9 (contiene tre copie, di cui la prima col nome di «Pietro [p. 295 modifica]Manolesso»); nella biblioteca Estense di Modena, fondo Campori, cod. A. 4. 7, e fondo Estense, codd. O. 8. 11 e O. 8. 9; nell’archivio di Stato in Modena, Cancelleria ducale estense: Documenti e carteggi di Stati di cittá estere, Venezia, due copie; nella biblioteca di corte di Monaco, codd. ital. 7 e 481; nella biblioteca nazionale di Napoli, codd. x. F. 21, x. G. 16, x. G. 23; nella biblioteca nazionale di Parigi (cfr. Mazzatinti, Mss. italiani delle biblioteche di Francia, vol. 1, Roma, 1886, n. 256 e 1350); nella biblioteca Palatina di Parma, cod. 953; nella biblioteca di Rodez (cfr. Catalogue général citato, vol. ix, 1888, n. 8); nella biblioteca Casanatense di Roma, codd. 1877, 2125; nella biblioteca comunale di Siena, cod. K. iii. 18; nella biblioteca nazionale di Torino, cod. O. vi. 12, di cui restano pochi fogli e guasti; nella biblioteca dell’archivio di Stato in Torino, j. b. x. 22; nell’archivio di Stato in Venezia (Frari), Relazioni, busta 18; nel Museo civico di Venezia, Miscellanea Correr lxvi. 2435; nell’Archivio di Stato e di corte in Vienna (cfr. Boehm, Die Handschriften des k. u. k. Haus — Hof — und Staats-archivs, Wien, 1873-74, vol. i, n. 847, 6); nella biblioteca di Sant’Ignazio di Vigevano, cod. 7.

Secondo il codice Capponi 82, con varie mutilazioni, fu pubblicata dall’Albéri (serie ii, vol. ii, 399 sgg.): a tale redazione corrispondono in generale quasi tutte le copie citate, mentre soltanto le copie della Trivulziana 1352. vi e 1464. 9 (prima), dell’Estense O. 8. ii, della Nazionale di Torino, del Museo civico di Venezia offrono una redazione spesso diversa e, a mio avviso, originale, ancora priva dei vari brani aggiunti posteriormente dall’autore e contenente all’incontro altri poi soppressi. Pubblico qui tale redazione primitiva, secondo la copia Correr, inserendovi tra parentesi quadre i passi di cui fu piú tardi arricchita, col sussidio della copia dei Frari; le due copie veneziane sono del secolo xvii e piú corrette di altre da me vedute, che presentano numerose, ma non notevoli varianti. La redazione dei Frari, che corrisponde dunque all’edizione Albéri, incomincia: «Avendo io, umilissimo e devotissimo servitore di Vostra Serenitá e di Vostre Signorie illustrissime, tenuto per principale desiderio di mostrarmi buono e fedel servidore suo...».

Un sommario della presente relazione leggesi anonimo nel Tesoro politico, Colonia, 1598, i, 166 sgg., e d’essa si giovarono il Fontanini, Il dominio temporale della Sede apostolica sopra la cittá di Comacchio, Roma, 1709, p. 287, ed il Solerti, [p. 296 modifica]Ferrara e la corte estense nella seconda mela del secolo XVI, Cittá di Castello, 1900.

Correzioni introdotte:

p. 23, lin. 20: il duca di Fiorenza] manca nel ms.
» 32, » 21: Steno] manca nel ms.
» 33, » 7: non] manca nel ms.
» 37, » 22-23: al papa] ms: gli.
» 47, » 20: 27 anni] l’etá varia dai 23 ai 27 anni nei mss.; ma pare, secondo lo Stefani, piú attendibile l’etá qui accettata.
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II

MANTOVA

I. Relazione di Bernardo Navagero, 1540.

In séguito alla morte di Federico II Gonzaga (28 giugno 1540), il senato veneto deliberò di eleggere un ambasciatore straordinario, per far presentare le condoglianze della repubblica alla vedova, duchessa Margherita, e al fratello, cardinale Ercole, reggenti lo Stato in nome del nuovo duca minorenne Francesco III (Senato-segreti, reg. 61, 23 luglio 1540), e l’ambasciatore fu eletto, il 13 agosto, nella persona di Bernardo Navagero (Segretario alle voci).

Non ne conosciamo la commissione né i dispacci, mentre della relazione sono conservate varie copie: nell’archivio Oraziani a Cittá di Castello, busta 15; nella biblioteca nazionale di Firenze, fondo Magliabechi. cod. xxiv. 123 e cod. xxiv. 68, dove leggesi anonima dopo quella di Ferrara del Manolesso, al quale l’attribuisce il compilatore dell’indice del codice; nella raccolta Francesconi, vol. xxx dell’archivio di Stato in Torino; nel Museo civico di Venezia, miscellanea Correr lxvi. 2425 e codd. Cicogna 1794 e 2991.

Per la presente edizione servì di base la copia del secolo xvi contenuta nel codice Cicogna 7794; mentre della copia anonima della Magliabechiana erasi servito per la sua edizione l’Albéri (serie ii, vol. ii, p. 7 sgg.), il quale ne svelò piú tardi la paternitá (serie ii, vol. v, p. 364).

Sola correzione introdotta:

p. 57, lin. 23: 1305] mss.: 1295.

II. Relazione di Vincenzo Tron, 1564.

La repubblica aderí al desiderio espresso dal duca di Mantova: di levare, cioè, al sacro fonte la figliuola Margherita, che il duca aveva avuto da Eleonora d’Austria (27 maggio 1564), e il 3 maggio [p. 298 modifica]il senato deliberò di eleggere un ambasciatore straordinario (Senato-segreti, reg. 73, c. 106 a), che fu Vincenzo Tron (Segretario alle voci, 3 giugno 1564). Non ne rinvenni la commissione e nemmeno i dispacci; e la inedita relazione, senza data e col nome errato di «Niccolò», ci pervenne in un fascicoletto di mano contemporanea, conservato nel Museo civico di Venezia, cod. Cicogna 1794. Poche notizie, estratte dalla stessa relazione, stanno anche nel cod. Cicogna 2991. 12.

Correzioni:

p. 65, lin. 4: Vincenzo ] ms.: Niccolò.
» » » 5-6: ambasciatore - 1564] manca nel ms.

III. Relazione di Francesco Contarini, 1588.

Per la successione di Vincenzo Gonzaga, il senato deliberò di mandare a Mantova un ambasciatore straordinario (Senato-segreti, reg. 86, c. 1400, 6 maggio 1588), il quale, eletto il 14 maggio nella persona di Francesco Contarini (Segretario alle voci), ebbe la commissione di esprimere al duca Vincenzo il dolore della repubblica per la morte del padre, e la soddisfazione per la successione sua, nonché di complimentare gli altri principi di casa Gonzaga (Senato-segreti, reg. 86, c. 179 b ).

Del Contarini restano due dispacci, l’uno del 21, l’altro del 26 settembre, vigilia della sua partenza da Mantova (Dispacci al senato', Mantova ) e la relazione in due copie del secolo xvii (cod. marciano it. vii. 885 e Cicogna 1795), ambedue usufruite per la presente edizione. Un sommario conservasene pure nella raccolta Francesconi, vol. xxxi, dell’archivio di Stato in Torino.

L’Albéri (ser. ii, vol. v, p. 365 sgg.) pubblicò la relazione sul codice marciano. Un’altra edizione ne possediamo, senza alcuna nota: Relazione di P. Contarini ambasciatore straordinario al duca di Mantova, 3 ottobre 1588 [pubblicata da M. Savorgnan per nozze Manin-Pigazzi], Venezia, 1881, 8°, pp. 19.

Sola correzione:

p. 77, lin. 26: 1432 ] ms.: 1410.

IV. Relazione di Francesco Morosini, 1608.

Deliberato l’invio a Mantova d’un ambasciatore straordinario in occasione delle nozze di Francesco, figliuolo del duca Vincenzo, con Maria Margherita di Savoia, fu eletto, il 5 marzo 1608, [p. 299 modifica]Francesco Morosini (Segretario alle voci), cui fu data commissione, il 18 aprile successivo (Senato-segreti, reg. 99, c. 11 b ), di complimentare il duca, gli sposi, i principi di casa Gonzaga e i rappresentanti di altri Stati.

Il Morosini si fermò a Mantova 24 giorni e di lui possediamo otto dispacci al senato, dal 14 maggio al 7 giugno (Dispacci al senato, Mantova), e la relazione originale, letta in Pregadi il 21 giugno, insieme con l’Itinerario del viaggio di mano del segretario Marco Ottoboni (Relazioni, busta 18). Un breve sommario dell’inedita e magistrale relazione leggesi nel codice marciano it. vii. 214.

V. Relazione di Pietro Gritti, 1612.

Il 31 marzo 1612 il senato deliberò d’inviare a Mantova un ambasciatore straodinario, perché presentasse al nuovo duca, Francesco, le condoglianze della repubblica per la morte del padre, Vincenzo, e si rallegrasse secolui per la successione (Senato-segreti, reg. 102, c. 13 b). Eletto quindi come ambasciatore Pietro Gritti (Segretario alle voci, 3 aprile 1&12), a questo fu data commissione, il 13 luglio, di complimentare anche gli altri principi di casa Gonzaga e di rispondere circa la questione dei «titoli» «nella maniera ch’abbiamo risposto col senato al residente» di Mantova (Senato-segreti, reg. 102, c. 60 a).

Del Gritti restano tre dispacci al senato, dal 21 al 25 luglio 1612 (Dispacci al senato, Mantova), e la relazione originale, fin qui inedita (Relazioni, busta 18).

VI. Relazione di Giovanni da Mula, 1615.

Deliberato l’invio d’un ambasciatore straordinario per la morte del duca Francesco Gonzaga (22 agosto 1612) e per la successione di Ferdinando (Senato-segreti, reg. 103, c. 151 a, 27 agosto 1613) ed eletto Giovanni da Mula (Segretario alle voci, 29 agosto 1613), ne fu ritardata la partenza per ben 25 mesi. Il Da Mula ebbe quindi la commissione il 25 settembre 1615 (Senato-segreti, reg. 105, c. 152 a), si fermò pochi giorni a Mantova ed al suo ritorno lesse la relazione, che conservasi originale (Relazioni, busta 18) ed anche in una tarda copia nel codice Cicogna 1794. Non ne restano i dispacci. [p. 300 modifica]

VII. Relazione di Niccolò Dolfin, 1632.

Morto il duca Ferdinando Gonzaga (29 ottobre 1626), il senato deliberò l’invio d’un ambasciatore straordinario, che fu Niccolò Dolfin (Senato-segreti, reg. 126, c. 236 b, 23 gennaio 1626 more veneto, e Segretario alle voci, 23 gennaio 1626 m. v.). Ma, ritardatane la partenza, nel frattempo morì anche il nuovo duca di Mantova, Vincenzo; cosícché, il 31 marzo 1628, si dovette rinnovare la deliberazione (Senato-segreti, reg. 128, c. 42 a, e Segretario alle voci, 31 marzo 1628), che pur questa volta rimase sospesa a causa dei gravi avvenimenti del Mantovano. Cessate la guerra e la peste, partì finalmente il Dolfin, dopo 5 anni d’attesa, e appena ritornato in patria presentò una breve scrittura sulle trattative di matrimonio del nuovo duca di Mantova, Carlo di Nevers e Rhètel; indi, il 3 agosto 1632, lesse in senato la sua relazione, che ci pervenne originale (Relazioni, busta 18), mentre non ci giunsero i suoi dispacci

VIII. Relazione di Alvise Molin, 1638.

Per la successione all’avo, Carlo di Nevers (m. 23 settembre 1637), del giovinetto Carlo, sotto la tutela della madre, Maria Gonzaga, il senato deliberò l’invio d’un ambasciatore straordinario (Senato-corti, reg. 9, c. 21 b, 30 marzo 1638), che fu Alvise Molin (Segretario alle voci, 4 aprile 1638). Questi si fermò quattro giorni a Mantova e al suo ritorno lesse la relazione, che conservasi originale (Relazioni, busta 18) e anche in una piú tarda copia nell’archivio di Stato in Torino, biblioteca j. b. x. 3. Della commissione e dei dispacci non trovai traccia alcuna. [p. 301 modifica]

III

MONFERRATO

Relazione di Alvise Donà, 1614.

Come apprendiamo dalla stessa relazione, il Doná non fu ambasciatore, né altrimenti inviato dalla repubblica; bensí fu nel Monferrato al servizio del duca di Mantova, quale generale dell’artiglieria, durante un periodo assai fortunoso. Ritornato in patria, egli lesse tuttavia in senato la sua bella e importante relazione, che ci giunse originale (Relazioni, busta 18) e anche in una copia del secolo xvii (codice Cicogna 1794)

  1. Saggio sulla storia civile, politica, ecclesiastica... della repubblica di Venezia, Venezia, 1785-90, vol. II, Diss. xx, p. 395 sgg.
  2. Die dite sten Verordnung n der Venezianer fur auswártige Angetegenheiten, in Abhandlungen der philos.-philol. Classe der k. bayer. Akademie der Wissenschaften, v. XIII, parte I (1875).
  3. Diritto diplomatico veneziano del secolo decimoterzo, in Studi giuridici dedicati ed offerti a Francesco Schupfer, Torino, 1898, p. 223 sgg.
  4. Archivio di Stato in Venezia, Senato-Terra, reg. 23, c. 149 b. sg.
  5. Per le piú antiche testimonianze, cfr, Foscarini, Della letteratura veneziana, Padova, 1752, p. 460.
  6. Dei diplomati italiani e delle relazioni diplomatiche dell’Italia dal 1260 al 1550, versione con note di T. Gar, Padova, 1850, p. 51.
  7. La miscellanea marciana del secolo XVI, di provenienza del Consiglio dei dieci ed ora segnata classe vi, codice 187, contiene certi Ricordi per ambasciatori, con un epilogo breve, di quelle cose che si ricercano per fare, una relazione.
     L’Epilogo è il seguente:
     «1. Queste cose si ricercano per fare una relazione. Prima descrivere il sito della provincia nella quale sará stato, anteponendo principalmente il nome antico e moderno della detta provincia, mostrando in qual parte del mondo ed in che disposizione del cielo si ritrovino i suoi confini dalle quattro parti, la sua larghezza, longhezza e circuito, in quanti e quali regni o province minori sia divisa, nondimeno nominando le cittá principali, porti famosi, le fortezze, arcivescovati e vescovati, gli fiumi principali e vilaggi, gli monti e selve egli passi circonvicini ad essa pertinenti.
     «2. Bisogna trattare delle qualitá di essa provincia, come sarehbe a dire della temperatura dell’aere, bontá o tristizia; dell’acque e della bontá loro similmente e tristezza; della fertilitá o sterilitá di biade ed altre cose pertinenti al viver umano; delle minère, degli animali; se il paese è montuoso, piano, selvoso, paludoso e dove; qual parte sia meglio abitata ed in qual parte siano selve o paludi che impediscono l’abitarvi, e se vi è alcun meraviglioso effetto della natura.
     «3. Conviene ragionare degli abitatori suoi, mostrando gli loro costumi ed abito, di che colore, statura o disposizione siano; se sono religiosi, superstizioni e di altra particolare religione; l’ordine e l’apparato della guerra per terra e per mare. Delle loro arti ed in che piú si essercitano e vagliono, quali merci mandano fuori e pigliano da forestieri, del governo delli primi prencipi o padroni, di loro ricchezze, nobiltá e séguito, delle nature e condizioni della plebe.
     «4. Bisogna venire al particolare del prencipe e narrare la geneologia sua, descrivendo la persona, la vita che fa e costumi suoi, come sia amato da’ suoi sudditi, quante siano le sue entrate e quante spese facci, la guardia che tiene, la grandezza della sua corte e con qual prencipe abbia amicizia o inimicizia».
     Gli stessi Ricordi, con l’Epilogo, sono pure nel cod. miscellaneo 45 della Comunale di Forlí; mentre Vari punti da tener presenti dagli ambasciatori stanno nella miscell. marciana it. vii, 1261, c. 137 a sg., del secolo xvii.
  8. Dei sommari riferiti dal Sanuto nei suoi Diari (Venezia, 1879-1902) dá un elenco il Fulin, in appendice alla Relazione di Francesco Corner tornato ambasciatore da Carlo V, 6 giugno 1521 [pubblicata per cura di R. Fulin], Venezia, 1866:

              Roma
    Girolamo Zorzi, 1496.
    Girolamo Doná, 1499.
              Savoia
    Marco Sanudo, 1496.
    Niccolò Foscarini, 1498.
    Bertucci Valier, 1498.
              Milano
    Girolamo Lion, 1496.
    Marco Dandolo, 1497.
    Marco Lippomano, 1499.
    Andrea Trevisan, 1516.
              Napoli
    Paolo Cappello, 1497.
    Marino Zorzi, 1498.
    Francesco Morosini, 1501.
              Ferrara
    Zaccaria Freschi, 1498.
    Gasparo Contarini, 1527.
              Urbino
    Iacopo Leonardo, 1532.
              Francia
    Giampietro Stella, 1498.
              Spagna
    Francesco Cappello, 1497.
    Iacopo Contarini, 1498.
    Domenico Trevisan, 1498.
    Giovanni Badoer. 1499.
    Francesco Doná, 1504.
    Giovanni Badoer, 1514.

              Inghilterra
    Andrea Trevisan, 1498.
    Andrea Badoer, 1516.
    Marcantonio Venier, 1529.
              Germania
    Zaccaria Contarini, 1496.
    Francesco Foscari, 1496.
    Antonio Grimani, 1497.
    Giampietro Stella, 1497.
    Giorgio Pisani, 1498.
    Marco Bevazano, 1500.
    Zaccaria Contarini, 1502.
    Francesco Cappello, 1512.
    Carlo Contarini, 1527.
    Marco Minio, 1532.
              Ungheria
    Sebastiano Giustinian, 1502.
    Giovanni Badoer, 1503.
    Pietro Pasqualigo, 1512.
    Antonio Suriano, 1516.
    Alvise Bon, 1519.
    Lorenzo Orio, 1523.
              Costantinopoli
    Alvise Sagundino, 1496.
    Andrea Zancani, 1499.
    Alvise Manenti, 1500.
    Zaccaria Freschi, 1503.
    Giacomo Contarini, 1505 (non ufficiale)
              Soldano
    Benedetto Sanudo, 1503.

  9. Baschet, La diplomatie vènitienne, Paris, 1862, p. 43. Maggior severitá contro la divulgazione delle relazioni fu introdotta sulla fine del secolo xvi, quando Lazzaro Soranzo, L’ottomano, in Ferrara, 1599, p. 27, scriveva che «ora non si comunicano per divieto». La segretezza del resto non era tale, che non si potesse comperare con danaro dai rappresentanti dei principi: cfr. R. Putelli, Il duca Vincenzo I Gonzaga e l’interdetto di Paolo V a Venezia, parte v in N. Archivio veneto, nuova serie, xxii, 2 (1911).
  10. Tesoro politico, cioè relationi, istruzioni, trattati, discorsi vari di ambasciatori, pertinenti atta cognizione e intelligenza delli Stali, interessi e dipendenze dei piú gran prencipi del mondo, Nell’accademia italiana di Colonia, 1589. La seconda e la terza edizione (1595, 1598) sono pure di Colonia, e la quarta (1600) di Milano. A Vicenza si stampò la continuazione, come seconda parte, nel 1602, e a Tours una terza parte nel 1605, tradotta in latino e stampata a Francoforte nel 1618. Altre ristampe se ne fecero. Le relazioni contenutevi sono: di Marco Antonio Barbaro, Costantinopoli, 1573; di Michele Suriano, Francia. 1561; di Emiliano Manolesso, Ferrara, 1575; di Andrea Gussoni, F’irenze, 1576; di Michele Suriano, Roma, 1571; di Niccolò Tiepolo, congresso di Nizza, 1538; di Giovanni Michiel, Persia, 1587: di Giovanni Michiel, Inghilterra, 1557: di Lazzaro Mocenigo, Urbino, 1570; di Girolamo Lippomano, Savoia, 1573.
  11. Li tesori della corte romana in varie relationi fatte in Pregadi d’alcuni ambasciadori veneti residenti in Roma sotto differenti pontefici e dell’Almaden ambasciatore francese. Bruxelles, 16-2. Vi sono stampate le relazioni di Paolo Tiepolo dei pontificati di Pio IV e V; di Angelo Correr del pontificato d’Alessandro VII; di Antonio Grimani del pontificato di Clemente IX.
  12. Lettere memorabili istorico-politiche ed erudite raccolte da A. Bulifon, Pozzuoli, 1692. Vi sono stampatele relazioni: di Battista Nani, Francia, 1661, e Vienna; di Pietro Mocenigo, Roma, 1671.
  13. Se ne dará l’indicazione in nota a ciascuna relazione.
  14. Relazioni dello Stato di Savoia negli anni 1574, 1670, 1743 scritte dagli ambasciadori veneti Molino, Bellegno e Foscarini con note ed illustrazioni di L. Cibrario, Torino, 1830.
     Le relazioni degli ambasciatori veneti al senato durante il secolo dectmosesto, raccolte ed illustrate da Eugenio Alberi, Firenze, 1839 63. voll. 15. La raccolta è cosí divisa: serie 1, vol. i-vi: Stati europei, tranne l’Italia; serie 11, vol. i-v: Italia; serie III, voi. i-iii: Stati ottomani; appendice, vol. 1.
     Le relazioni degli Stati europei lett. al senato dagli ambasciatori veneti nei secolo decimosettimo raccolte ed annotate da N. Barozzi e G. Berchet, Venezia,
  15. Dato il numero rilevante delle pubblicazioni, nelle quali troviamo messe a profitto le scritture degli ambasciatori, vuoi le relazioni, vuoi i dispacci, devo limitarmi a citare qui le opere piú notevoli. Altre verranno ricordate in nota alle singole relazioni.
     Ranke, Ueber die Verschwörung gegen Venedig im Jahre 1618, Berlin, 1831.
     Ranke, Fursten und Völker von Sudeuropa, Berlin, 1837 sgg.
     Bradfort W., Correspondance of the emperor Charles V, London, 1850 [dispacci di B. Navagero].
     Gachard, Les monuments de la diplomatie vénitienne, in Mémoires de l’Academie royale de Belgique, v. xxvii (1853).
     Gachard, Rèlations des ambassadeurs vénitiens sur Charles V et Philippe II, Bruxelles, 1856.
     Romanin, Storia documentata di Venezia, Venezia, 1853-61, lo voli.
     Brown Rawdon, Four years at the court of Henry VIII, London, 1854, 2 voli.
     Mutinelli, Storia arcana ed aneddotica d’Italia raccontata dai veneti ambasciatori, Venezia, 1855-59, 4 voll. L’opera è cosí divisa: I. Roma, Milano: secolo xvi; II. Firenze, Napoli, Savoia: secolo xvi; III. Roma, Napoli, Savoia, Firenze: secolo xvii; IV. Milano, Napoli: secoli xvii-xviii.
     Gliubich, Gli ultimi successi di Alberto Waldstein narrati dagli ambasciatori veneti, in Archiv f. oesterr. Geschichte, v. xxvm (1863).
     Hagkmans, Rélations inèdites d’ambassadeurs vénitiens dans les Pay-Bas sous Philippe II et Albert et Isabelle, Bruxelles, 1865. 1856-78, vol. 11. La raccolta è cosí divisa: serie 1, vol. i-ii: Spagna; serie II, vol. i-iii: Francia; serie III, vol. i: Torino; serie III, vol. i-ii: Roma; serie IV, vol. i: Inghilterra; serie V, vol. i, parti 2: Turchia.
     Rèlations des ambassadeurs vénitiens sur les affaires de la France au XVI siècle recueillies et traduits par N. Tommaseo, Paris, 1838, 2 voli.
     Relationen venetianischer Botschafter über Deutschland und Oesterreich im 16(-77 - 78) Jahrhundert, in Fontes rerum austriacarum, serie II: Diplomata et acta, vv. xxx, xxvi-xxvii, xxii.
     Venetiaansche Berichten over de vereenigde Nederlanden van 1600-1795,verzameld en uitgegeven door P. I. Block, S. Gravenhage, 1909.
     Calendar of state papers and manuscripts relating to english affairs, existing in the archives and collections of Venice, edited by Rawdon Brown, Horatius F. Brown, Hinds, London, 1864 sgg.
     Delle edizioni del Cibrario, del Tommaseo, dell’Albéri (vol. i e v) discorre Leonardo Manin (Nuovi studi sulle relazioni degli ambasciatori veneziani ed Usarne del volume V delle relazioni degli ambasciatori veneziani, in Esercitazioni dell’Ateneo veneto, iv (1841), 269 sgg. e v (1846), 163 sgg.), mostrandone le manchevolezze. Della stessa edizione dell’Albéri parla con lode l’Archivio stanco italiano nuova serie, v. ix, parte 1 (1859), p. 30 sgg., dove pure il Lampertico discorre delle relazioni degli ambasciatori veneti raccolte ed annotate da N. Barozzi e G. Berchet (nuova serie, v. xv, parte ii (1862), p. 55 sgg.) e l’Occioni Bonaffons dell’edizione viennese (ser. iii, v. xiv, 1871, pp. 422 sgg.). A lungo esaminò le edizioni singole e complessive, e specialmente le raccolte del Tommaseo e dell’Albéri, il Baschet, op. cit.
     Friedmann, Les dèpèches de Giovanni Michiel, ambassadeur de Venise en Angleterre pendant les annies de 1554 a 1557, Venise, 1869.
     Matscheg, Storia politica di Europa dal chiudersi del regno di Carlo VI al trattato di Aquisgrana, illustrata coi dispacci degli ambasciatori della repubblica di Venezia, in Atti del r. Istituto veneto di scienze lettere arti, ser. IV, vv. ii-iii (1874).
     Villari, Dispacci di Antonio Giustinian, ambasciatore veneto in Roma dal 1502 al 1505, Firenze, 1876, 3 voll.
     Wilke, Venetianische Gesandte am Hofe Karls V u. Ferdinand I, Leipzig, 1877.
     Ceresole, Les dèpèches de I. B. Padavino, secrétaire du Conseit des dix, envoyè de la rèpublique de Venise, icrites pendant son sèjour a Zurick, 1607-1608, Bale, 1878.
     Zwiedineck-Südenhorst, Venetianische Gesandtschaftsberichte über die böhmische Rebellion, 1618-1620, Gratz, 1880.
     Zwiedineck-Südenhorst, Die Politik der Republik Venedig während des dreissigjährigen Kneges, Stuttgart, 1882.
     Höfler, Depechen des venetianischen Botschafters bei Erzherzog Philipp, Vincenzo Quirino, 1505-1506, in Archiv f. oesterr. Geschichte, lxvi (1884).
     Lamansky, Secrets d’État de Venise, Saint-Petersbourg, 1884.
     Bühring, Venedig, Gustav Adolf und Rohan, Halle, 1885.
     Fulin-De Leva-Stefani, La legazione di Roma di Paolo Paruta, 1592-1595, in Monumenti della r. deputazione veneta di storia patria, Miscellanea, serie i, 3 voll. (1887).
     Venetianische Depechen vom Kaiserhofe herausg. von der k. Akademie der Wissenschaften zu Wien, Wien, 1889 sgg.
     Cieszkowski, Fontes rerum polonicarum e tabulario reipublicae venetiae..., Posnaniae-Venetiis, 1890-1902.
     Layard, Despatches of Michele Suriano and Alare Antonio Barbaro, venetian ambassadors at the court of France, 1560-1565, Lymington, 1891.
     Kovalevski, I dispacci degli ambasciatori veneti alla corte di Francia durante la Rivoluzione, v. i, Torino, 1895.
     Schmourlo, Recueil de documenti rèlatifs au règne de l’empereur Pierre le grand, v. i: 1693-1700, Dorpat, 1903.
     Crinò S., Intorno a tre volumi di opere mss., riguardanti le «Relazioni degli ambasciatori veneti del secolo XVI», in Relazioni del quinto congresso geografico italiano, 1904, sez. iv, n. 13. [Dá l’elenco delle relazioni contenute nei tre mss della biblioteca lucchesiana di Girgenti].
     Giudici, I dispacci di Germania dell’ambasciatore veneto Daniel Dolfin terzo, 1702-1708, Venezia, 1907- 1911, 2 voll.
  16. Tra questi ultimi, per non tener conto degli accenni e delle lodi che leggiamo in molte opere, cominciando dal Soranzo, dall’Aramirato, dal Nodeo, giú giú fino ai recenti, meritano speciale attenzione i seguenti:
     Wicquefort, L’ambassadeur et ses fonctions, à Cologne, 1690, ii, 196.
     Foscarini, op. cit., p. 460 sgg.
     Tentori, op. cit.
     Manin, Delle relazioni degli ambasciatori, in Esercitazioni dell’Ateneo veneto, iv (1841), 11 sgg.
     Reumont, op. cit.
     Reumont, Della diplomazia italiana dal secolo XIII al XVI, Firenze, 1857.
     Suriano, Delle qualitá di un veneto ambasciadore, scritto inedito pubblicato da Em. Cicogna, Venezia, 1856.
     Baschet, La diplomalie vènitienne cit. Opera notevole, che meritò molte recensioni. Fra gli articoli, cui diede luogo, ricordo: Molon, I principi del secolo XVI secondo le relazioni degli ambasciatori veneti, Venezia, 1865 e Lampertico in Archivio storico italiano, nuova serie, v. xvi, parte ii (1862), p. 104 sgg.
     Baschet, Les archives de Venise, Paris, 1870.
     Thomas, op. cit.
     Nys, Les commencements de la diplomalie et le droit d’ambassade jusqu’ á Grotius, in Revue de droit international, voll. xv-xvi (1883-84).
     Krauske, Die Entwicklung der ständigen Diplomatie vom 15 fahrhundert. Leipzig, 1885.
     Claretta, Delle principali relazioni politiche fra Venezia e Savoia nel secolo XVII, in Nuovo Archivio veneto, vv. ix-x (1895).
     Buzzati, op. cit.
     Montagna, La diplomazia nel passato e nel presente, in Nuova Antologia, 16 nov. 1903.
     Bonardi, Note sulla diplomazia veneziana nel primo periodo della lega di Cambrai, in Atti e memorie della r. Accademia di Padova, v. xviii (1901).
     Erizzo, Come viaggiavano e in quale conto erano tenuti gli ambasciatori della repubblica veneta. Treviso, 1901.
     Andreas, Die venesianischen Relazionen und ihr Verhältnis zur Kultur der Renaissance, Leipzig, 1908.
  17. L’Albéri accoglie nella sua raccolta (serie ii, vol. ii, p. 429 sgg.) anche relazioni anonime di Genova, Lucca e Milano. Io le escludo, perché non sono opera di ambasciatori veneti: una è, anzi, di Francesco Marcaldi, autore di parecchie relazioni, che spesso s’incontrano manoscritte.