Reale minuto inedito della zecca di Alghero
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REALE MINUTO INEDITO
della Zecca di Alghero
Nel dicembre dello scorso anno acquistai da un contadino, diverse monete trovate in un suo predio ad Uri, (villaggio a 20 Km. d’Alghero). Nel momento non feci caso delle monete acquistate, ma in seguito esaminatele con attenzione, gradita fu la mia sorpresa nel trovare fra esse un reale minuto di Alfonso V d’Aragona, coniato ad Alghero. Eccone la descrizione:
D/ — ..... LFONSVS Scudo d'Aragona dentro cerchio di perline.
D/ — + IN VILA.... LGERI Croce patente.
Mi venne subito in mente il diploma del 15 maggio 1443 col quale Alfonso V re d’Aragona, concede al Maestro della Zecca di Cagliari Silvestro Colomer il privilegio di coniare monete in Castro Callari, in civitate Saceris, in villa Algherij, in civitate Bose et aliis civitatibus, villis, castris et locis Demanii nostri Regni; diploma citato dal Toxiri1, e dai fratelli Francesco ed Ercole Gnecchi2, e che lo Spano riportò interamente illustrando due monete della zecca di Bosa3.
Persuaso di far cosa utile a quanti si occupano di numismatica medioevale sarda, pubblico, oltre il suaccennato diploma, altri tre documenti inediti, importanti perchè trattano dei privilegi accordati e delle ordinazioni date da Alfonso V al maestro della zecca Silvestro Colomer, per la coniazione di monete nel regno di Sardegna.
Anzitutto in un atto che ha la data del 12 ottobre 1435 (documento n. 1), si legge il giuramento prestato dagh Ispettori della fabbrica delle monete in Alghero, per cui parrebbe che la zecca di Alghero funzionasse prima che venisse emanato il diploma 15 maggio 1443, ciò che non è, come si deprende dal contenuto dello stesso diploma.
Nella carta del 27 gennaio 1442 (documento n. 2), il Re Don Afonso prescrive che i reali da tre soldi, prima ordinati al taglio di settanta il marco, e alla legge di undici denari4, siano d’ora innanzi al taglio di settantaquattro il marco5 e alla legge di 10 denari, valendo ciascun reale tre soldi d'alfonsini minuti. Di più concede al maestro della zecca il privilegio della coniazione di monete dette minute al taglio di 45 soldi di pasta e al titolo già stabilito con la precedente ordinazione (0,125). Stabilisce inoltre che 18 di queste monete valgono un reale grosso e ne concede la coniazione fino alla concorrenza di 25 mila marchi in un quinquennio.
Poiché il taglio del marco venne ordinato di 74 monete d’argento al titolo di 10 denari, un reale grosso veniva del peso di gr. 3,108 di cui gr. 2,589 di fino e gr. 0,519 di lega; ed equivalendo il valore del reale grosso a soldi tre, il marco risulterà di soldi 222 o denari 2664. Dividendo 222 per 20 (soldi di cui si compone la lira) si ottiene il numero delle Hre che corrispondevano al marco e cioè 11 lire e 2 soldi.
Per i reali minuti essendo l’ordinazione del taglio in 45 soldi di pasta per marco, ed il titolo di 0,125, un soldo di reali minuti conterrà gr. 5,111, di cui gr. 0,6388 d’argento fino e gr. 4,4723 di lega, il denaro, dodicesima parte del soldo, sarà di gr. 0,4259 di cui gr. 0,0532 d’argento fino e gr. 0,3727 di lega.
Come ho già detto, in questa ordinazione viene stabilito, che 18 monete minute equivalgano ad un reale grosso; la diciottesima parte del reale grosso in reali minuti equivalendo un reale minuto, questo corrisponderà a gr. 15,333 (tre volte il soldo di reali minuti) diviso 18, e cioè a gr. 0,8518 che è il doppio di gr. 0,4259 peso del denaro. E infatti, essendo un reale grosso dello stesso valore di soldi 3 o di 36 denari, il reale minuto, diciottesima parte del reale grosso, corrisponderà a 2 denari, quindi gr. 0,4259 ╳ 2 = 0,8518 peso del reale minuto di nuova ordinanazione, che al titolo di 0,125 conterrà gr. 0,1066 di argento fino e gr. 0,7452 di lega.
La carta del 13 maggio 1443 (v. documento n. 3), ci fa conoscere che in seguito al privilegio 27 gennaio 1442, il maestro della zecca del regno di Sardegna, Silvestro Colomer, col permesso degli ufficiali del detto regno, e dei consiglieri della città e castello di Cagliari, principiò subito la coniazione dei reali grossi e minuti nella qualità e quantità specificata nel detto privilegio, e continuò fino al maggio del 1443, nella qual epoca i consiglieri della città di Cagliari, indossate le insegne, nonostante l’opposizione di piccol numero di consiglieri, stabiliscono di impedire la battitura delle nuove monete. Ma in seguito alle lagnanze fatte dal Colomer al Re Alfonso, questi conferma prima, con la carta del 13 maggio 1443, il privilegio già concesso, e proibisce a chichessia di arrecare impedimento alla coniazione dei nuovi reali; e dopo due giorni (15 maggio 1443) emana una ordinazione (documento n. 4), con la quale, accennando alla concessione della coniatura di monete nel Regne e Jlla de Serdenya in data 19 febbraio 14196 e confermando il privilegio del 27 gennaio 1442, consente al maestro Colomer di coniare o far coniare monete non solo nel castello di Cagliari, ma anche nella città di Sassari, nella villa di Alghero, nella città di Bosa, e nelle altre città, ville e castelli del Regno; facendo considerare non esser causa d’impedimento la consuetudine che prima si aveva di batter monete esclusivamente nel castello di Cagliari. Di più ordina, a scopo di generale utilità, che le anzidette monete, battute nel regno di Sardegna, vengano ammesse e ricevute nelle città di Cagliari, Sassari, Bosa, nella villa d’Alghero, nelle altre terre demaniali, ed anche in tutte le terre dei baroni e feudatari, sì ecclesiastici che secolari, della casa d’Aragona, poiché veridicamente informato essere la nuova moneta di grande utilità, ed aver arrecato molto giovamento allo stato di povertà in cui versava il regno di Sardegna.
Dai citati documenti rileviamo che, nonostante l’atto del 12 ottobre 1435, la zecca di Alghero non funzionò che dopo il privilegio del 15 maggio 1443, poiché in questo leggiamo della consuetudine pro preterito observata de cudendo dictam monetam in civitate et Castro Callarj; e che la nostra moneta venne coniata ad Alghero in seguito al privilegio concesso al maestro Colomer, poiché il suo peso di gr. 0,830 corrisponde al peso del reale minuto (gr. 0,851) da due denari, diciottesima parte del reale grosso, la cui coniazione venne stabilita con privilegio 27 gennaio 1442, privilegio confermato ed ampliato con carte 13 e 15 maggio 1443.
Altre monete vennero coniate ad Alghero durante il regno di Carlo V; due reali minuti col rovescio CIVITAS ALGERI, già posseduti dal prof. Bettinali di Sassari, che li donò a Monsignor C. Taggiasco, furono da questi compresi nella collezione di monete vendute a Roma nel marzo 18877; e nella mia modesta raccolta conservo altro esemplare del peso di gr. 0,760 che ha nel diritto + CARLO IMPERATOR
(sic). Scudo d’Aragona, e nel rovescio + ...AS ALGERI.
Croce patente dentro un contorno di due linee.
Note
- ↑ Toxiri Agostino, Miniere, zecche e monete della Sardegna, con quadri e litografie. Ancona, 1884; in-8, pag. 14.
- ↑ Francesco ed Ercole Gnecchi, Saggio di bibliografia numismatica delle zecche Italiane medioevali e moderne. Milano, 1889; in-4, pag. 420.
- ↑ Spano Giovanni, Sopra due monete sarde della zecca di Bosa. Periodico di Numismatica e sfragistica. Anno V, pag. 8.
- ↑ Baudi di Vesme, Historiae patriae monumenta, tomus XVII, Codex diplomaticus Ecclesiensis, pag. 544, Sec. XIV; 19 Febbrajo 1419; R. Archivio di Cagliari, Vol. c. 1, fol. 2. — .... Lo senyor Rey, per utilitat molt evident de la cosa publica del Regne de Serdenya e de son Real patrimoni; ordena, provehex e mana, que en lo dit Regne e Illa de Serdenya se bata moneda de argent, apellada alfonsini de argent, de ley de onze diners, e de talla de setanta peçes en lo march de Barchinona....
- ↑ Il marco usato nel Regno di Sardegna e principato di Catalogna era il marco di Barcellona, che pesava grammi 230.
- ↑ I. Pillito, Istruzioni date dal Re Pietro IV d’Aragona al riformatore dell’isola di Sardegna Don Raimondo De-Boyl. Cagliari, 1863, pag. 79.
Baudi di Vesme, Op. e doc. citato.
G. Pillito, Dizionario del linguaggio archivistico in Sardegna. Cagliari, 1886; pag. 46, 47. - ↑ Taggiasco (don Cesare). — Collezione di monete, medaglie, autografi ed oggetti d’arte antichi e moderni del Reverendissimo Monsignor don Cesare Taggiasco di Roma. Parte I, Roma, 1887; in-8, pag. 1, n. 1i e 2.