27 gennaio 1442, il maestro della zecca del regno di Sardegna, Silvestro Colomer, col permesso degli ufficiali del detto regno, e dei consiglieri della città e castello di Cagliari, principiò subito la coniazione dei reali grossi e minuti nella qualità e quantità specificata nel detto privilegio, e continuò fino al maggio del 1443, nella qual epoca i consiglieri della città di Cagliari, indossate le insegne, nonostante l’opposizione di piccol numero di consiglieri, stabiliscono di impedire la battitura delle nuove monete. Ma in seguito alle lagnanze fatte dal Colomer al Re Alfonso, questi conferma prima, con la carta del 13 maggio 1443, il privilegio già concesso, e proibisce a chichessia di arrecare impedimento alla coniazione dei nuovi reali; e dopo due giorni (15 maggio 1443) emana una ordinazione (documento n. 4), con la quale, accennando alla concessione della coniatura di monete nel Regne e Jlla de Serdenya in data 19 febbraio 14191 e confermando il privilegio del 27 gennaio 1442, consente al maestro Colomer di coniare o far coniare monete non solo nel castello di Cagliari, ma anche nella città di Sassari, nella villa di Alghero, nella città di Bosa, e nelle altre città, ville e castelli del Regno; facendo considerare non esser causa d’impedimento la consuetudine che prima si aveva di batter monete esclusivamente nel castello di Cagliari. Di più ordina, a scopo di generale utilità, che le anzidette monete, battute nel regno di Sardegna, vengano ammesse e ricevute nelle città di Cagliari, Sassari, Bosa, nella villa d’Alghero, nelle
- ↑ I. Pillito, Istruzioni date dal Re Pietro IV d’Aragona al riformatore dell’isola di Sardegna Don Raimondo De-Boyl. Cagliari, 1863, pag. 79.
Baudi di Vesme, Op. e doc. citato.
G. Pillito, Dizionario del linguaggio archivistico in Sardegna. Cagliari, 1886; pag. 46, 47.