Leggenda prima – 5. Papiol

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PAPIOL




 
Per le bimbe, per i pargoli
Dalla fiaba impauriti,
Per i nonni fra le tenebre
Desti, pallidi, romiti,
5Cangierò la tetra nenïa
In un verso allegro e matto,
Colla storia ed il ritratto

Del giullare Papiol.
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Fu il buffon da una mandragora
10Messo al mondo, e appena nato
Era al par d’un dito mignolo
Picciol, magro, affusolato;
Poi restò tanto rachitico
Fin ch’ei visse ed infermiccio,
15E una torta ed un pasticcio
Fu la culla di Papiol.

Per cimiero ei porta un guscio
Di castagna o di lumaca,
Una pelle di lucertola
20È sua calza ed è sua braca,
Gli filava una taràntola
Cinque corde al suo liuto;
E non v’ha giullar più astuto
Del gobbetto Papïol.

25Tien la vespa il vile aculeo
Dentro il corpo alidorato,
Tal Papiolo entro la cintola
Tiene un ago avvelenato,
Con quell’ago ei fe’ cadavere
30Più d’un Duca e più d’un Conte,
Per quell’ago sir Drogonte

Venne spento da Papiol.
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Perché un dì presente il Principe
Arse vivo uno scorpione,
35Fu Papiolo eletto al titolo
D’uom di Corte e Centurione.
Sulla terra ancor non videsi
Un più gracile arfasatto.
Ecco i fasti ed il ritratto

Del giullare Papïol.