Leggenda prima – 2. Incubo

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INCUBO




 
Ogni notte - allo stagno - dell’orto,

Cupe e rotte - qual lagno - di morto

S’odon queste parole sonar:



Re Orso

5Ti schermi
Dal morso

De’ vermi.
Se ognun dorme - s’è luna - serena,

Bieche forme - di bruna - sirena

10Sovra l’acque si vedon vagar.


Ed ora è notte. Vigila

Il Re sul regio letto,
D’oro, di bisso e porpora
E’ il fluido guancial;
15Pur spaventato e livido
Ha il Re del cataletto
La posa funeral.

Né mostro né fantasima
Va per la regia stanza;
20Scorre una luce glauca
Come fondo di mar;
E i fumi dell’olibano
In odorosa danza
Si vedono vagar.

25Ma le ghiacciate coltrici
Rigetta il Re tremante,
Ei balza, ei corre ed ulula
All’aperto balcon...
Traggono i servi, ed odesi
30Allor fra i venti errante

Questo funereo suon:


Re Orso

Ti schermi
Dal morso

35De’ vermi.


Tutti tremar! Ma un nano

Gobbo, rossiccio e strano,
Parve surger dal suol.
Era il buffon di corte
40Dalle gambette storte,
Il giullare Papiòl.
Questi rizzato in piè

Fe’ uno sgambietto al Re


E disse: "Principe!

45Paura ammanta
Di buio il fulgido
Raggio del sol.
Muta il delirio
Un’oca in drago,
50In drago un’oca;
Questa è la foca
Laggiù del lago

Che a notte canta".
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Un grido sol

55Scoppiò per l’aere:

« Viva Papiol! »



Allora il Re, composto in un sorriso

Il terror del suo viso,
Si volse e disse ad un lurco gigante
60Che gli stava davante:
« Farai diman per quel gobbo rossiccio
Un immenso pasticcio.
Il miglior succo d’ogni ghiottornìa
Voglio ch’entro vi sia.
65Papiol in premio del sottil pensiero
Dee mangiarselo intiero ».
Risero i servi e tombolò Papiolo
Dieci volte sul suolo.
Poscia soggiunse il Re: « Trol, quella foca
70Ha voce troppo roca,
La scanna tosto; va’ ».
— « Buon Duca e Donno
Nessun ti turbi il sonno ». —