Ragguagli di Parnaso (Laterza, 1948)/Centuria prima/Ragguaglio I
Questo testo è incompleto. |
◄ | Centuria prima - A chi legge | Centuria prima - Ragguaglio II | ► |
RAGGUAGLIO I
L’universitá de’ politici apre un fondaco in Parnaso, nel quale si vendono diverse merci utili al virtuoso vivere dei letterati.
Il negozio che l’universitá de’ politici per tanti mesi ha trattato con questi ministri camerali, di poter aprire in Parnaso un pubblico fondaco della lor nazione, con amplissimi privilegi pelli politici, la settimana passata fu concluso e stabilito; i quaii ieri nella piazza del mercato fecero una pomposa e molto ricca mostra di tutte le merci delle quali gli uomini hanno necessitá maggiore: e cosi come il menante non si terrá a fatica il notar qui le piú principali, cosi fermamente crede che a’ galantuomini non sará discaro il leggerle.
Primieramente dunque in quel mirabil fondaco si vende copia grande di borra, dalle persone di bassa mano tenuta vile, ma a gran prezzo comperata dagli uomini sensati di corte; i quali hanno conosciuto che ella è cimatura di quei preziosi panni della prudenza che gli uomini saggi fabbricano con la soprafina lana della tolleranza, e serve per empir i basti della servitú, affine che dolcemente calchino nella schiena dei miseri cortigiani e non facciano loro quei guidareschi, che bruttissimi si veggono in quei, i quali, con tutto che capitai nemici si conoscano delle fatiche, s’ inducono nondimeno ad andar in corte con sicura speranza di darvisi buon tempo e di comandar ad altri nel proprio servigio. Per cosa molto singolare è stato notato da molti, che di tanto preziosa borra hanno fatta compra molto grande alcuni giovani, i quali, con tutto che vivano nelle case loro paterne,
di essa nondimeno hanno empiuti alcuni basti piccioli, a’ quali si assuefanno nel servigio delle case private : tutto affine di non andar nelle corti poliedri, e nel ricever la prima volta il pesante basto della servitú cortigiana, assicurarsi di non far quei pazzi spropositi che violentano i maestri di casa, severi cozzoni delle corti, a dar loro crudelissime nervate di amari disgusti, per indurli alla tolleranza di quel faticoso servigio.
Nel medesimo fondaco si vende ancora copia molto grande di pennelli, eccellentissimi per quei prencipi che nelle urgenti occasioni loro sono forzati dipinger ai popoli il bianco per lo nero; e benché questa sia mercatanzia solo da prencipi, se ne proveggono nondimeno anche quegli uomini falsi, che, stando sul traffico delle apparenze, non ad altro attendono che all’ infame professione di ridere, d’ ingannare e di aggirar la semplice brigata con le belle parole e co’ cattivi fatti.
Tengono ancora numero infinito di occhiali di mirabili e diversissime virtudi ; percioché alcuni servono per far veder lume a quegli uomini salaci, a’ quali nel furor delle libidini di modo si scorta la vista, che non discernono l’onor dal vituperio, non riconoscono l’amico dal nemico, lo straniere dal parente, né altra cosa che meriti che gli sia portato rispetto. Cosi grande è lo spaccio che quei mercatanti politici fanno di simil sorte di occhiali, che si è venuto in chiara cognizione che rari sono gli uomini che nelle cose carnali abbiano buona vista.
Alcuni occhiali poi vi sono i quali servono per altrui non far veder lume; e gli stessi politici affermano che, se bene agli uomini tutti, particolarmente nondimeno ai cortigiani piú sono necessari di quei della vista lontana: mercé che avanti gli occhi dei galantuomini spesse volte si parano cose oltra modo spiacevoli; e perché il voltar loro le spalle spesse volte è un tirarsi addosso l’ ira degli uomini potenti, il rimirarle è un crudelmente martorizzar se stesso. Il porsi in quella occasione cosi mirabili occhiali al naso, opera che altri libera se stesso dal travaglio di veder le cose stomacose di questo mondaccio tanto corrotto, e alla sciocca brigata si fa credere che altri voglia rimirarle con maggior accuratezza.
Altri occhiali servono per conservar la vista a quei poco amorevoli, a’ quali, lo stesso primo giorno della nuova dignitá ricevuta, ella grandemente fino al termine dell’ ingratitudine s’ ingrossa ; dicono quei politici del fondaco, che sono fabbricati con la preciosa materia della tenace memoria de’ benefici ricevuti, e della ricordanza della passata amicizia.
Ma mirabilissimi sono quegli occhiali fabbricati con maestria tale, che altrui fanno parer le pulci elefanti, i pigmei giganti; questi avidamente sono comperati da alcuni soggetti grandi, i quali, ponendoli poi al naso dei loro sfortunati cortigiani, tanto alterano la vista di quei miseri, che rimunerazione di cinquecento scudi di rendita stimano il vii favoruccio che dal padrone venga loro posta la mano nella spalla, o l’esser da lui rimirati con un ghigno, ancor che artificioso e fatto per forza.
Ma gli occhiali ultimamente inventati in Fiandra, a gran prezzo sono comperati dagli stessi gran personaggi e poi donati ai loro cortigiani; i quali, adoperati da essi, fanno parer loro vicinissimi quei premi e quelle dignitadi alle quali non giunge la vista loro, e forse non arriverá l’etá.
Oltre a ciò, nello stesso fondaco, ma però a prezzo carissimo, si vendono gli occhi umani; e sono di ammiranda virtú, poiché non è possibil credere quanto altri migliori le cose proprie, quando le rimira con gli occhi d’altri. Anzi gli stessi politici sopra la coscienza loro affermano che non con altro istrumento altri meglio può giugner alla felicitá di conseguir quella eccellentissima virtú, tanto ambita dagli uomini grandi, del « nosco te ipsum .
Si vendono anche in quel fondaco alcuni compassi: non giá fabbricati di argento, di ottone o di acciaio, ma del puro interesse della piú soprafina riputazione che si trovi in tutta la miniera dell’onore: e sono mirabilissimi per misurar con essi le proprie azioni; poiché l’esperienza chiaramente ha fatto conoscer ad ognuno, che i compassi fabbricati della vii materia del capriccio e del solo interesse, poco giusti riescono a quelli che ne’ negozi loro desiderano tirar le linee parallele : oltre che simili compassi, a quelli che esattamente posseggono l’arte di ben saperli operare, molto eccellenti riescono per pigliar le misure
giuste della latitudine di quei fossi, che altri per sua reputazione è forzato saltar netto, senza correr pericolo di cader nel mezzo di essi e vergognosamente seppellirsi vivo nel fango dell’ imprudenza ; né con altro istrumento quei scialacquoni che, avendo la borsa da privato, vogliono far spese da prencipe, meglio imparano la necessaria virtú di far il passo conforme alla gamba, che con questi compassi.
Vendono anche gli stessi politici numero grande di bussole usate dagli agrimensori : le quali piú che necessarie sono per ben squadrar prima per tutti i versi quelli co’ quali altri deve trattar negozi gravi o conferir secreti importanti.
Gran spaccio si fa anco in quel fondaco di alcuni ferri, che molto somigliano quei che spesso sono adoperati dai chirurghi e dai cavadenti; e servono per slargar le fauci a quegli infelici cortigiani, che, della necessitá dovendo far virtú, spesse volte sono forzati inghiottir grosse cocozze in vece di picciole pillole masticine.
Tengono ancora copia grande di scope, fatte di circonspezione; delle quali i piú accorti cortigiani si proveggono per diligentemente nettar mattina e sera le scale da quelle pericolose fave che vi seminano alcuni maligni, che, maggior gusto sentendo in guastar i fatti altrui che in accommodar i propri, solo si esercitano nel vergognoso mestiere di far romper il collo alla riputazione degli uomini onorati.
Nel medesimo fondaco si vende ancora, ma a peso di oro, il finissimo inchiostro, molto piú prezioso dell’azzurro oltramarino, il quale, dalle penne dei letterati scrittori virtuosamente disteso nelle carte, serve per imbalsamar e render odoriferi i cadaveri dei virtuosi, ove quei degl’ ignoranti gettano insopportabil fetore e presto si convertono in cenere; e con questo solo inchiostro nella memoria delle genti si eterna quel nome degli uomini letterati, che in quei che non sanno, subito muore che chiudono gli occhi: balsamo per certo di virtú sopra umana, poiché quei che se ne ungono vivono ancor che muoiano, e dal mondo solo partendosi col corpo, eternamente vi stanziano con la memoria degli scritti loro.
Somma grande di danaro cavano ancora quei politici da un olio che vendono, piú volte stato sperimentato esquisitissimo per corroborar lo stomaco de’ cortigiani : affine che, senza indebolir la complessione della pazienza, gli sfortunati francamente possano digerir gli amari disgusti che cosi spesso sono forzati inghiottir nelle corti.
Vendono ancora in alcune picciole ampolle di vetro — e di queste il menante che scrive le presenti cose è stato fortunato di averne una per onesto prezzo — l’odorifero sudor umano, mirabilissimo per profumar quei che con la fragranza dei muschi e dei zibetti delle onorate fatiche loro vogliono poter con la penna in mano comparir tra gli uomini letterati.
Gran spaccio si fa ancora in quel fondaco di alcuni morselletti fatti di finissima pasta reale, molto eccellenti per aguzzar l’appetito di certi ostinati stoici : affine che con somma aviditá sappiano mangiar quelle stomachezze di questo mondo, le quali, con tutto che altrui muovano nausea grande e affatto repugnino al gusto degli uomini buoni, altri nondimeno, per non tirarsi addosso l’ ira dei piú potenti e cosi sconcertar le cose proprie, è forzato far ostentazione di sommamente bramarle, e con aviditá grande mangiarle con rabbia di fame.
Di piú si veggono ancora in quella bottega molto grandi vasi di confetti muschiati : ottimi per far odorar il fiato ai secretari, ai consiglieri, a quei senatori delle republiche, che sono obbligati lasciarsi infracidar i secreti in corpo.
In un magazzino poi spartato vendono pastoie da cavalli, fabbricate del ferro della maturitá ; e con tutto che da alcuni poco saggi, come istrumenti da bestie, grandemente siano abborrite, gli uomini nondimeno accorti le hanno poste in cosi gran credito, che a molto caro prezzo sono comperate da quegl’ ingegni precipitosi che, in sommo spavento avendo la giudiziosa maturitá del procaccio, tutte le faccende loro precipitosamente si dilettano incamminare e fornire per le poste.
Ma niuna altra mercatanzia di quel ricco fondaco ha spaccio maggiore di alcuni ventagli fabbricati non giá di penne di struzzo, di pavone o di altro piú ben colorato uccello, ma di
erbe e di fiori; e perché messer Andrea Mattioli, erbolario delfico, tra que’ fiori e quelle erbe ha riconosciuto l’ infernal nappello retino, gli accorti virtuosi di Parnaso sono venuti in chiara cognizione che quei misteriosi ventagli non giá servono per altrui far fresco nel caldo della state, ma per cacciar quelle fastidiose mosche dal naso, le quali alcuni mal accorti avendo voluto levarsi con la violenza del pugnale, da loro stessi vergognosamente lo si sono tagliato.