Racconti fantastici (Nodier)/Il sogno d'oro/Capitolo II - Xaïloun

Il sogno d'oro - Capitolo II - Xaïloun

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Charles Nodier - Racconti Fantastici (1890)
Traduzione di anonimo (1890)
Il sogno d'oro - Capitolo II - Xaïloun
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CAPITOLO II.

Xaïloun.


L’indomani sopraggiunse nello stesso luogo il povero boscaiolo Xaïloun, il quale fu grandemente attratto dal melodioso gluglu delle acque correnti e pel fresco e ridente fruscio del fogliame. Questo luogo di riposo lusingò a prima vista la pigrizia naturale di Xaïloun ancor molto lontano dalla foresta, a cui come di solito, non si dava gran cura di giungere. Siccome vi sono poche persone che abbiano conosciuto Xaïloun quando viveva, così vi dirò che era uno di quei fanciulli disgraziati, che la natura non sembra aver prodotto che per vivere. Era assai malfatto della persona, e d’ingegno molto tardo, sebbene fosse una semplice e buona creatura, incapace di fare il male, incapace di pensarlo, ed anche incapace di comprenderlo; di modo che la sua famiglia non aveva visto in lui dopo l’infanzia che un argomento di tristezza e d’impaccio.

Le umiliazioni ai quali Xaïloun era senza posa esposto gli avevano inspirato presto il gusto alla vita solitaria, ed è ciò che gli fecero apprendere il mestiere del boscaiolo, in mancanza di migliori interdettigli dall’infermità della mente; per la quale alla città non lo si chiamava che l’imbecille Xaïloun. In fatti i fanciulli lo seguivano per le strade, facendone le più grasse risate e gridando: «Largo, largo all’onesto Xaïloun, a Xaïloun, il più amabile boscaiuolo che abbia mai maneggiato la scure! perchè egli va a discutere la scienza con suo cugino il Ramarro nella radura del bosco. Oh! il degno Xaïloun!»

E i suoi fratelli lo schivavano arrossendo per orgogliosa vergogna.

Ma Xaïloun non mostrava di vederli e si rideva dei fanciulli.

Xaïloun finì col persuadersi essere di questo disprezzo e di queste derisioni giornaliere da incolpar la povertà delle suo vesti, poichè nessun uomo inclina a giudicare sfavorevolmente del suo ingegno. E però aveva concluso che il ramarro bello fra tutti gli abitanti della terra, quando si pavoneggiava al sole era la più favorita delle creature di Dio, e si prometteva in segreto, dato che gli fosse possibile di entrare in intimità col ramarro di adornarsi con qualche calzatura superba della sua guardaroba festiva per rientrare, pavoneggiandosi, in paese, e affascinare cosi gli occhi della buona gente con tali magnificenze.

— D’altronde, aggiungeva egli, dopo d’aver riflesso fin dove permetteva il suo criterio di Xaïloun, il ramarro, dicesi sia mio cugino e me ne accorgo dalla simpatia [p. 48 modifica]che mi attira verso questo onorevole personaggio. Poichè i miei fratelli m’hanno respinto per disprezzo, non avendo parenti più prossimi del ramarro, voglio vivere con lui, se mi accoglie bene, quand’anche non fossi atto ad altro che fargli tutte le sere una larga lettiera di foglie secche per dormire, a curarlo quando dorme, e a scaldare la sua camera di un fuoco splendente nella cattiva stagione. Il ramarro può invecchiare prima di me, prosegui Xaïloun perchè il ramarro era già fatto e bello quando io era ancor piccino, e mia madre me lo mostrava dicendo: Te’, guarda ramarro! — Io so, se a Dio piace, le cure che si può rendere a un malato e le piccole dolcezze con cui si distraggono.

Peccato che egli sia un po’ orgoglioso!

In verità, il ramarro rispondeva male ai tentativi ordinari di Xaïloun . Al suo avvicinarsi, spariva come un baleno sulla sabbia e non s’arrestava che dietro un monticello o una pietra per volgere poi due occhi scintillanti, che avrebbero fatto invidia ai carbonchi. Xaïloun lo guardava allora rispettoso, dicendogli a mani giunte:

«Ahimè! cugino mio, perchè fuggite davanti a me, vostro amico e vostro compare? lo non chiedo che di seguirvi e servirvi, a preferenza de’ miei fratelli, pei quali vorrei morire, ma che mi paion meno graziosi e meno amabili di voi. Non respingete come essi fecero il vostro fratello Xaïloun, caso abbiate bisogno d’un buon domestico. Ma il ramarro fuggiva sempre e Xaïloun rientrava presso sua madre piangendo perchè suo cugino il ramarro non aveva voluto parlargli. Quel giorno sua madre lo aveva scacciato, percuotendolo con collera e spingendolo per le spalle: — Vattene, miserabile! gli aveva detto; va a raggiungere tuo cugino il ramarro perchè sei indegno d’avere parenti migliori.

Xaïloun aveva obbedito come di solito e cercava suo cugino, il ramarro.

— Oh oh! disse egli giungendo sotto l’albero dai larghi rami, eccone veramente una bella... Mio cugino ramarro s’è addormentato sotto quest’ombra al confluente di tutte le sorgenti; benchè questo non sia nelle sue abitudini. — Una bella occasione, più che mai di ragionare d’affari con lui al suo svegliarsi.

— Ma che diavolo custodisce là, che ne vuol fare di tutti questi piccoli nonnulla di piombo giallo? che li abbia preparati per abbellire i suoi abiti? Forse egli si sposa. Parola da Xaïloun, vi sono degli imbroglioni anche ai mercati dei ramarri, poichè questo ferraccio è molto grossolano a vederlo, non vi è pur una delle squame della vecchia giacca di mio cugino, che non valga mille volte di più. Aspetterò tuttavia che mi dica il suo parere, s’egli è d’u[p. 49 modifica]more meglio trattabile del solito; poichè dormirò qui comodamente; e siccome ho il sonno leggero, mi sveglierò subito dopo lui.

Mentre Xaïloun stava per coricarsi, fu subitamente sopraffatto d’un idea.

— La notte è fresca, disse, e mio cugino il ramarro non è abituato come me a dormire sull’orlo delle sorgenti e al coperto delle foreste.

L’aria del mattino non è salubre. Xaïloun si tolse il pastrano e lo stese dolcemente sul ramarro, pigliando tutte le precauzioni necessarie per non risvegliarlo. Il ramarro non si svegliò.

Quando ebbe fatto questo, Xaïloun s’addormentò profondamente sognando l’amicizia del ramarro.

Questa è la storia di Xaïloun.