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CAPITOLO II.

Xaïloun.


L’indomani sopraggiunse nello stesso luogo il povero boscaiolo Xaïloun, il quale fu grandemente attratto dal melodioso gluglu delle acque correnti e pel fresco e ridente fruscio del fogliame. Questo luogo di riposo lusingò a prima vista la pigrizia naturale di Xaïloun ancor molto lontano dalla foresta, a cui come di solito, non si dava gran cura di giungere. Siccome vi sono poche persone che abbiano conosciuto Xaïloun quando viveva, così vi dirò che era uno di quei fanciulli disgraziati, che la natura non sembra aver prodotto che per vivere. Era assai malfatto della persona, e d’ingegno molto tardo, sebbene fosse una semplice e buona creatura, incapace di fare il male, incapace di pensarlo, ed anche incapace di comprenderlo; di modo che la sua famiglia non aveva visto in lui dopo l’infanzia che un argomento di tristezza e d’impaccio.

Le umiliazioni ai quali Xaïloun era senza posa esposto gli avevano inspirato presto il gusto alla vita solitaria, ed è ciò che gli fecero apprendere il mestiere del boscaiolo, in mancanza di migliori interdettigli dall’infermità della mente; per la quale alla città non lo si chiamava che l’imbecille Xaïloun. In fatti i fanciulli lo seguivano per le strade, facendone le più grasse risate e gridando: «Largo, largo all’onesto Xaïloun, a Xaïloun, il più amabile boscaiuolo che abbia mai maneggiato la scure! perchè egli va a discutere la scienza con suo cugino il Ramarro nella radura del bosco. Oh! il degno Xaïloun!»

E i suoi fratelli lo schivavano arrossendo per orgogliosa vergogna.

Ma Xaïloun non mostrava di vederli e si rideva dei fanciulli.

Xaïloun finì col persuadersi essere di questo disprezzo e di queste derisioni giornaliere da incolpar la povertà delle suo vesti, poichè nessun uomo inclina a giudicare sfavorevolmente del suo ingegno. E però aveva concluso che il ramarro bello fra tutti gli abitanti della terra, quando si pavoneggiava al sole era la più favorita delle creature di Dio, e si prometteva in segreto, dato che gli fosse possibile di entrare in intimità col ramarro di adornarsi con qualche calzatura superba della sua guardaroba festiva per rientrare, pavoneggiandosi, in paese, e affascinare cosi gli occhi della buona gente con tali magnificenze.

— D’altronde, aggiungeva egli, dopo d’aver riflesso fin dove permetteva il suo criterio di Xaïloun, il ramarro, dicesi sia mio cugino e me ne accorgo dalla simpatia