Raccolta di proverbi bergamaschi/Affetti, passioni, voglie
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Affetti, passioni, voglie
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AFFETTI, PASSIONI, VOGLIE.
Am’ sè töć de carne — V. Errore, ecc.
Chi manèsa, no bramèsa — Chi maneggia, non brameggia — cioè chi possiede una cosa ne ha meno vaghezza.
I gösć i è miga töć compàgn — Varj sono i gusti — Varj sono degli uomini i capricci, a chi piace la torta, a chi i pasticci. — De gustibus non est disputandum.
L’imbreagù nó ’l sa parlà che de ’i bu — L’ubbriacone non sa parlare che di vino buono.
Quando ’l batès l’è fać, töć i völ vès ghidàs — Quando il bambino è battezzato, ognuno vuol essere il santolo — perchè l’uomo desidera sempre ciò che non può più avere.
Töć fa a sò möd — Ognuno fa a modo suo — Ognuno suo piacer segue, e per dirla con Orazio: Trahit sua quemque votuptas.
Töć i gösć l’è a saìssei dà, o tö — Tutti i gusti son gusti — come si leggeva sotto la pittura di un cane che si leccava. Sta come biasimo di una inclinazione storta, di un gusto guasto.
Töć i mèt la ma doe ghe döl — Ognuno mette la mano dove gli duole — E con proverbio non nostro diciamo anche: La lingua batte dove il dente duole.
Töte i boche i è sorèle — Tutte le bocche sono sorelle — cioè A tutti piacciono i buoni bocconi.