Quel nappo, o Galatea, che a me dal collo
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Quel nappo, o Galatea, che a me dal collo
Pende l’està quando le biade io falcio,
Sculto è d’intorno da man greca, ed hollo
Tolto ad un Fauno, che schiantommi un salcio.
5Di qua dorme Sileno ebbro e satollo,
Avvolto al crin di torta vita un tralcio:
Di là stanno le Muse, ed evvi Apollo,
Evvi il Caval che diede acqua col calcio.
Poichè da te grata mercè non haggio,
10A Foloe il serbo, a Foloe graziosa
Dal capel riccio, e di color di tufo.
Sì dalla nicchia di un petron selvaggio
Cantò il Gigante, e fu leggiadra cosa,
Che per la Ninfa gli rispose il Gufo.