Quando vegio la rivera

Bonagiunta Orbicciani

Guido Zaccagnini/Amos Parducci XIII secolo Indice:Rimatori siculo-toscani del Dugento.djvu Duecento Quando vegio la rivera Intestazione 16 luglio 2020 25% Da definire

Questo testo fa parte della raccolta Rimatori siculo-toscani del Dugento
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DISCORDI

I

Invita pulzelle e maritate a darsi alla gioia e all’amore.

Quando vegío la rivera
e le pratora fiorire,
e partir lo verno ch’era,
e la state rivenire,
5’ e li auselli in schiera
cantare e risbaldire,
no mi posso sofferire
di non farne dimostranza;
ch’io agio odito dire
10ch’una grande allegranza
non si pò bene covrire,
se cotanto s’innavanza!
E l’amanza — per usanza,
e ’ho de la frescura,
15e li alori, — che de’ fiori
rende la verdura,
si m’incora — e innamora
che mi disnatura.
Und’io trovo novi canti
20per solazo degli amanti
che ne canti — tutti quanti.
Chi trova casione
fa contra rasione,
ch’or’è la stasione
25di far messione,
a ciò che sia conforto

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lo tempo, ch’è passato,
di quelle, c’han diporto
di core innamorato,
30che non degia esser morto
chi di bon cor è amato.
Voi, pulzelle,
novelle,
si belle,
35issa vo’ intendete;
maritate,
ch’amate
i state
lungamente séte;
40dalli amanti
davanti
cotanti
più non v’atenete.
Rendete le fortesse,
45che noi vegnàn per esse:
non state più in duresse.
Che l’altesse
son duresse,
che voi dimostrate;
50e feresse
e crudellesse,
quando disdegnate.
Se paresse
a voi stesse,
55or non v’amantate;
e vivete — in allegranza
e compiete — la speranza
di color, che n’han fidanza,
per l’altèra — primavera;
60che ’l tempo è gaudente,
e la spera — e la céra
chiara de la gente.