Puerili (Leopardi)/Epigrammi/Discorso preliminare
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DISCORSO PRELIMINARE SOPRA L'EPIGRAMMA
Epigramma vien definito da M. Lacombe «un poemetto, che terminasi d'ordinario con un pensier vivo, vibrato e inaspettato. Possonsi distinguere — segue egli — due generi d'epigrammi. Il primo raggirasi intorno dizioni unite o contrarie infra loro: la seconda specie consiste nel giro de' pensieri. Di questi pensieri d'epigrammi altri son vivi e sorprendono, altri son puramente natii e dilettano colla loro sola semplicità». L'arguzia ed il sale dell'epigramma formano la sua dote principale. Lo stile vibrato e racchiuso in un breve giro di parole è quello che lo caratterizza. Secondo Boileau,
L'èpigramme plus libre en son tour plus borné
n'est souvent qu'un bon mot de deux rimes orué.
Infatti i bons-mots de' francesi sogliono formar l'anima degli epigrammi. Senza questi egli non è, d'ordinario, che un languido e freddo giro di parole privo di ogni venustà e d'ogni lepore. La natura di questi motti «è cotale...» — secondo il Boccaccio — «ch'essi come la pecora morde cosi devon morder l'uditore, e non come il cane; perciocché, se come cane mordesse, il motto non sarebbe motto, ma villania». Ed egli è certo difatto che que' sali pungenti e satirici, di cui son ripiene le commedie del Machiavello, del Bibbiena e di altri, non son altramente epigrammatici, perché privi di quella dote principale che dee formarne il carattere.
Può dirsi che tutte le colte nazioni abbiano sempre fatto gran conto dell'epigramma. Sin presso gli antichi greci l'epigramma, fu tenuto in gran pregio; e narrasi di fatto che un epigramma composto da Archimelo ateniese sopra una nave costruita sotto alla direzione di Archimede celebre matematico, fu premiato da Ierone con mille misure di frumento chiamate medimme. Questo epigramma peranco si conserva. Presso i latini Marziale, Claudiano, Ausonio composero epigrammi. Il primo, sebbene con una maravigliosa dolcezza faccia uso assai spesso de' sali epigrammatici, ha nondimeno degli epigrammi assai mediocri e pieni di oscenità. Palesò egli medesimo il carattere delle sue opere, allorché scrisse in uno de' suoi epigrammi:
Sunt bona; sunt quaedam mediocria; sunt mala plura.
Il secondo è di latinità non molto tersa e, sebbene assai dolci ed
eleganti siano i suoi epigrammi, essi sono bene spesso pieni di
giovanili motteggi, che forse non molto degno lo resero della statua, che per ordine degl'imperatori Arcadio ed Onorio fugli innalzata. Il terzo si fu uno de' migliori e più celebri poeti latini. Il solo suo epigramma di Venere armata e di Pallade può esser bastante a formarne l'elogio.
Gli epigrammi però, che per l’acutezza e brevità dello stile son capaci di farci conoscere il carattere del linguaggio in cui sono scritti, non sono molto communi in Italia. Forse la copia de' sali irreligiosi, osceni e satirici, di cui abbondano le opere di Machiavello, Berni, Boccaccio e d'altri, fu quella che la distolse dall'attendere all'epigramma. L'Alamanni tentò d’introdurli in Italia, componendo egli medesimo un sufficiente numero d’epigrammi, i quali però, per la loro insulsaggine e per gl'inetti pensieri di cui son ripieni, non furon capaci di risvegliare il genio degl'italiani, ed il gusto de' bons-mots rimase sopito in Italia. Pure la lingua italiana è attissima a simili componimenti per l'energia e vibratezza del suo stile, col mezzo del quale il nostro Davanzati giunse a superare o almeno a pareggiare in brevità di espressioni la stessa lingua latina. Non posson soffrirsi da un vero italiano, acceso di zelo per l'onore del linguaggio della sua patria, quelle parole di Girard, celebre pe' suoi sinonimi, cioè: «La lingua francese è forse la più disposta alla perfezione; consistendo il suo carattere nella chiarezza, la purità, la finezza e la forza. Propria ad ogni genere di scrittura, ella è stata preferita a tutte le altre lingue d'Europa, come quella della politica generale di questa parte del mondo, e per conseguenza ella è la sola che abbia trionfato della latina». Lusingano il mio amor patrio quelle parole di Voltaire, il quale chiama la lingua francese «imbarazzata di articoli, sprovveduta d'inversioni, povera in termini poetici, sterile in giri arditi, schiava dell'eterna monotonia della rima, e contuttociò mancante di rime pei soggetti elevati», ecc. Ma, per non entrare in dispute di tal fatta, egli è fuor di dubbio che la dolcezza, la fluidità, la precisione della lingua italiana la rendono attissima all'epigramma, non meno e forse anco più della francese.
Mi si perdoni la digressione, che ad un vero patriota non può non esser lecita, e torno in sentiero. Non può negarsi che i francesi abbiano quasi sempre avuta una sorprendente inclinazione ai bons mots, la quale fece si che i loro autori fossero considerati come i modelli dello stile epigrammatico. Boileau Despreaux vien dai francesi riputato il miglior scrittore in tal genere. I suoi epigrammi e le sue satire, qualora non trascorrano in uno stile troppo aspro e pungente, sono piene di bei motti e di sali eleganti. Egli assai commenda nella sua Arte poetica il celebre Marot, e giunge perfino a proporlo come modello del motteggio elegante. Questi si fu difatto assai inclinato al piacevole, e palesa nelle sue opere e ne' suoi epigrammi un tal genio vivace e giocoso. Se egli non avesse di tratto in tratto frammischiati a' suoi componimenti de’ motti osceni e ributtanti, potrebbe forse venir considerato come uno de’migliori autori epigrammatici. Egli fu che diede il nome ad un genere di poesia, che usavan sovente i francesi nell'epigramma, ed è quella che vien nominata «marotica». Il celebre Francesco Malherbe, il famoso Maynard, Pellegrin, Racan, Ronsard, il primo che abbia osato scrivere un poema epico in lingua francese, e quegli che venne dichiarato poeta francese per eccellenza, Giambattista Rousseau, Saint-Èvremond, Saint-Pavin, De la Fresnaye, Sarrasin, Boudier, Boursault, Brebeuf ed altri molti, si segnalarono tra i francesi in vari tempi nell'epigramma. Molière, Racine, La Mothe, Fontenelle, Dorat, Piron, Voltaire ambirono ancor eglino di esser detti epigrammatici. Una raccolta dei migliori epigrammi si francesi che latini, italiani ecc. può vedersi nelle Lettere sopra gli epigrammi a Lesbia Cidonia di Saverio Bettinelli, le quali, secondo le parole di un giornale, «potran formare un trattato compiuto di tali componimenti».
L'epigramma, che si pregiato vedemmo dai greci, dai latini e dai francesi, non lo fu meno dagli spagnuoli, dagli alemanni e dagl'inglesi, essendo questo un parto del genio, nel quale visibilmente si manifesta il gusto e il carattere dello scrittore. La nostra Italia farà ancor essa a gran senno se abbracciar vorrà un tal genere di componimento, il quale da più autori italiani del presente e del passato secolo venne già felicemente trattato.