Giacomo Zanella

1868 Indice:Versi di Giacomo Zanella.djvu Poesie letteratura Psiche Intestazione 17 dicembre 2011 100% Poesie

Questo testo fa parte della raccolta Versi di Giacomo Zanella


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PSICHE.

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     O dell’anima umana, a cui fatale
È sovente del ver la conoscenza,
3Immagine gentil, Psiche immortale;

     O divina farfalla, a cui l’essenza
Delle cose è nascosta, o sol si svela
6Quanto basti al gioir dell’innocenza;

     Lascia, Psiche, l’improvvida querela,
Nè desïar conoscere lo sposo
9Che la temuta oscurità ti cela.

     Men dolce, o semplicetta, è bacio ascoso?
Dolci meno gli amplessi e le parole,
12Onde bea Quel non visto il tuo riposo?

     D’aurati sogni e di leggiadre fole
Popolata è la notte; ombre giocose,
15Che col primo splendor dissipa il sole.

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     Cogli, fanciulla, le furtive rose,
E non cercar, se sia mortale o nume
18Colui che ne’ divini atrî ti pose.

     Ella non ode. Della manca al lume
Schermo facendo, il talamo vietato
21Entra perplessa e pende in sulle piume.

     Pende e rimira. Sul purpureo strato
Chi mai rimira? Giovincel che giace
24In nettareo sopore addormentato.

     Ale ha di giglio agli omeri: una face
Fuma a piè delle coltri. Oh, quanto il detto
27Dell’invide sorelle era mendace!

     Drago non già, ma più che umano aspetto.
Rosa che innanzi l’alba orlan le brine,
30È la guancia gentil del giovinetto.

     Aleggia sulle labbra porporine
Molle il respiro, ed in vezzose anella
33Scende pel collo fluttuando il crine.

     Come stupisce! come in sulla bella
Faccia immobile figge la pupilla
36In dolce estasi assorta la donzella!

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     Mentre riguarda, e dentro il cor le stilla
Ignota voluttà, dall’agitata
39Lampada si dispicca una scintilla,

     E stridula si apprende alla rosata
Spalla d’Amore, che con alto grido
42Balza dal letto esterrefatto e guata

     Psiche smarrita ed il rasoio infido
E l’odiata lucerna: alle nemiche
45Ombre s’invola con terror Cupido.

     Or chi sa dirmi, poverella Psiche,
Le minacce di Venere e gli sdegni,
48I tuoi miseri errori e le fatiche?

     Varchi tremante a’ sotterranei regni,
E reduce dell’acque d’Acheronte
51L’anfora colma a Venere consegni.

     Or di piselli e di lenticchie un monte,
Di semi di papavero e di miglio,
54In un confusi, ti rimiri a fronte;

     E Citerea che con superbo piglio
T’ingiunge di scevrar grano da grano,
57Prima che il sol le si nasconda al ciglio.

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     E tu, come insensata, all’opra invano
Movevi, o poverella; e già la sera
60L’ombre allungava sul deserto piano,

     Quando mossa a’ tuoi guai venne la schiera
Delle preste formiche a darti aita;
63Ed il sol tutto ascoso ancor non era,

     Che scegliendo, traendo e la spedita
Spalla indefessa quelle pie gravando,
66Per te l’ardua fatica ebber fornita.

     Ed or novellamente ir devi in bando;
Ancor di Pluto alle dolenti case
69Di Venere t’invia l’aspro comando.

     Della beltà, che guasta le rimase,
Or t’è mestier dall’infere magioni
72Alla Dea riportar l’occulto vase.

     Riporta, Psiche, a Venere i suoi doni;
Nè di vezzi femminëo desio
75L’orciuol fatale a scoperchiar ti sproni.

     Aperto è ’l vase. Soporoso e rio
Esce quindi un velen che all’infelice
78Preme le membra di mortale obblio.

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     Assonnando dechina la cervice
Sovra l’omero: in volto si scolora,
81Nè più voce o sospir dal petto elice.

     Amor placato accorre e la rincora,
La ravviva e sostien. Già meno altera,
84Vener si piega ad abbracciar la nuora.

     Oh! la tua Psiche, Amor, che lusinghiera
Sul sen ti si abbandona, al ciel trasporta;
87Diva raccolta in tua beata sfera

Faccianla alfine i propri mali accorta.