Prose della volgar lingua/Libro terzo/VIII

Terzo libro – capitolo VIII

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Dànnosi oltre acciò, per chi vuole, in compagne di tutte queste e simili voci, quelle ancora che da’ verbi della prima maniera si formano; sí come si forma Impiegato Disagiato Ingombrato, alquante delle quali usarono gli scrittori d’accorciare nelle rime, un altro fine dando loro. Perciò che, in vece di questa, Ingombrato che io dissi e Sgombrato che si dice, essi alle volte dissero Ingombro Sgombro; e in vece di Macerato, Macero; e di Dubbioso, Dubbio; e di Cercato, Cerco; e di Separato, Sevro, sí come quelli che Severare in vece di Separare dicevano, e nelle prose altresí, e Scieverare e Discieverare ancora piú anticamente; e di Inchinato, Inchino, e per aventura dell’altre; e i prosatori parimente, che ancora essi Cerco e Desto e Uso e Vendico e Dimentico e Dilibero, in vece di Cercato e Destato e Usato e Vendicato e Dimenticato e Diliberato, dissero. Il che fecero gli antichi Toscani alle volte ancora nelle voci che da sé si reggono, Santà e Infertà in vece di Sanità e Infermità dicendo. Lasso e Franco e Stanco e per aventura dell’altre, in vece delle compiute, sono cosí in usanza, che piú tosto propriamente dette paiono che altramente. Usarono nondimeno i detti antichi alcune di queste voci, pure in luogo di voci che da sé si reggono; sí come Caro in vece di Caristia, che dissero: Nel detto anno in Firenze ebbe grandissimo caro; e somigliantemente dissero: Scarso di vittovaglia, in vece di Scarsità; e Faccendo molesto alla città, quando cresciea, e Che infino a que’ tempi stavano in molte dilizie e morbidezze e tranquillo, in vece di dire Molestia e Tranquillità; e, quello che pare piú nuovo, Per lunga dura in vece di Per lunga durata, alcuna volta si disse. Usarono eziandio alquante di queste voci, in luogo di quelle particelle, che a’ nomi si danno e per casi o per numeri o per generi non si torcono, sí come si vede non solo ne’ poeti, che dissero:

Qui vid’io gente, piú ch’altrove, troppa,

in vece di dire, troppo piú che altrove; e ancora,

Quella, che giva intorno, era piú molta,

in vece di dire molto piú; ma ne’ prosatori ancora: Giovan Villani, Per la qual cosa i Lucchesi furono molti ristretti e afflitti; e il Boccaccio, Ma veggendosi molti meno, che gli assalitori, cominciarono a fuggire; il che ora, popolarescamente ragionando, si fa tutto giorno. Né mancò ancora che essi non ponessero alle volte di queste voci, col fine del maschio, dandole nondimeno a reggere a voci di femina; sí come pose il Boccaccio, che disse: E subitamente fu ogni cosa di romore e di pianto ripieno, e altrove, Essendo freddi grandissimi, e ogni cosa pieno di neve e di ghiaccio. Dove si vede, che quella voce Ogni cosa si piglia in vece di Tutto, e perciò cosí si disse Ogni cosa pieno, come se detto si fosse Tutto pieno -.