Prose della volgar lingua/Libro terzo/LX
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Ma lasciando ciò da parte, è Appresso, che vale quanto Dapoi, oltra l’altro sentimento suo, che è alle volte Vicino e Accanto; e si disse ancor Presso. Contraria di cui è Da lunge e Da lungi, che sono del verso, e Di lungi e Dalla lungi, che sono delle prose. È ultimamente Poco dapoi, che si disse piú toscanamente Pocostante. È la Dinanzi, che io dissi, e Innanzi e Davanti e Avanti altresí; tra le quali, come che paia che molta differenza vi debba potere essere, sí come è che Dinanzi e Davanti si pongano con la voce, che da loro si regge: Dinanzi al Soldano Davanti la casa A me si para dinanzi Allo Stradico andò davanti, e Innanzi e Avanti senza essa: Avendo un grembiule di bucato innanzi sempre e Co’ torchi avanti; e sí come è ancora che la Dinanzi al luogo si dia: Se noi dinanzi non gliele leviamo, e le altre si diano al tempo: Innanzi tratto Il dí davanti Avanti che otto giorni passino; egli nondimeno non è regolatamente cosí. Perciò che elle si pigliano una per altra molto spesso; se non che la Davanti rade volte si dice, senza la voce che da lei si regge, e la Innanzi e la Avanti vagliono ancora quanto Sopra e Oltre o simil cosa: Caro innanzi ad ogni altro e Da niuna altra cosa essere piú avanti, e oltre acciò si pongono in vece di Piú tosto, il che non aviene delle altre. Come che ancora in questo sentimento si dica alcuna volta Anzi: Che mi pare anzi che no, che voi ci stiate a pigione. La quale Anzi si dice parimente in luogo di Prima: Anzi che venir fatto le potesse, e tale volta in luogo di Avanti: Anzi la morte; senza quest’altro, che è il piú usato sentimento suo: Che caldo fa egli? anzi non fa egli caldo veruno. E avenne ancora che Avanti s’è presa, in luogo di dire In animo, overo in luogo di dire Trovato Pensato o somigliante cosa: Aguzzato lo ’ngegno, gli venne prestamente avanti quello che dir dovesse. Ante e Avante e Davante, che alcuna volta si dissero, sono solamente del verso. Oltra le quali particelle tutte è la Dianzi, la qual vale a segnar tempo che di poco passato sia, e la Per innanzi, che si dà al tempo che è a venire, contraria di cui è Per adietro, che al passato si dà; e dissersi ancora Per lo innanzi e Per lo adietro. Et è Da quinci innanzi e Da indi innanzi, la qual si disse alcuna volta Da indi in avanti, ma tuttavia di rado. È Testé, che tanto vale quanto Ora, che si disse ancora Testeso alcuna volta molto anticamente, e da Dante che piú d’una volta la pose nelle sue terze rime, e dal Boccaccio, che non solamente la pose ne’ suoi sonetti, ma ancora nelle sue prose: Io non so, testeso mi diceva Nello, che io gli pareva tutto cambiato, e altrove: Tu non sentivi quello che io, quando tu mi tiravi testeso i capelli, e ancora: Egli dee venir qui testeso uno, che ha pegno il mio farsetto. Sono Tosto, e alcuna volta Tostamente, e Ratto quel medesimo; se non in quanto alle volte Tosto vale quanto val Subito, e dicesi Tosto che in vece di Subito che; il che di Ratto non si fa, quantunque il Petrarca dicesse:
Ratto, come imbrunir veggio la sera,
sospir del petto, e degli occhi escon onde.
Et è Prestamente quello stesso, che si disse alcuna volta eziandio Rattamente e Spacciatamente e In fretta. Et è Immantenente e Incontanente altresí; ma quella è piú del verso, e questa è delle prose, che in loro si disse ancora Tantosto. Presto, che alcuni moderni pigliano in questo sentimento, vale quanto Pronto e Apparecchiato, et è nome e non mai altro, dal quale si forma Apprestare e Appresto, che è Apparecchiare e Apparecchiamento. È, oltre a queste, Repente solamente del verso. Sono Da mane e Da sera e Di merigge, che pare dal latino detta, la D in due G mutandovisi, sí come si muta in Oggi, per l’uso cosí fatto della lingua; il quale uso in molte altre voci ha luogo. Dicesi ancora Di meriggio e Di meriggiana, che disse il Boccaccio: Se alcun volesse o dormire o giacersi di meriggiana.