Prose della volgar lingua/Libro secondo/XVI

Secondo libro – capitolo XVI

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Allora disse lo Strozza: - Deh, se egli non v’è grave, messer Federigo, prima che a dire d’altro valichiate, fatemi chiaro come ciò sia, che detto avete, che comunemente non istanno sott’uno accento piú che tre sillabe. Non istanno elleno sott’un solo accento quattro sillabe in queste voci, Alitano, Germinano, Terminano, Considerano, e in simili? - Stanno, - rispose messer Federigo - ma non comunemente. Noi comunemente osserviamo altresí, come osservano i Greci e Latini, il non porre piú che tre sillabe sotto ’l governo d’un solo accento. È il vero che, perciò che gli accenti appo noi non possono sopra sillaba, che brieve sia, esser posti, come possono appo loro; e se posti vi sono la fanno lunga, come fecero in quel verso del Paradiso: Devoto quanto posso a te supplíco; e come fecero nella voce Piéta, quasi da tutti i buoni antichi poeti alcuna volta cosí detta in vece di Pietà; videro i nostri uomini che molto men male era ordinare, che in queste voci che voi ricordate, e nelle loro somiglianti, ci concedesse che quattro sillabe dovessero d’uno accento contentarsi, che non era una sillaba naturalissimamente brieve mutare in lunga, come sarebbe a dire Alítano e Termínano; il che fare bisognerebbe. Né solamente quattro sillabe, ma cinque ancora pare alle volte che state siano paghe d’un solo accento; sí come in questa voce, Síamivene, e in quest’altra, Portàndosenela, che disse il Boccaccio: E se egli questo negasse, sicuramente gli dite, che io sia stata quella che questo v’abbia detto, e síamivene doluta; e altrove: Perché portàndosenela il lupo, senza fallo strangolata l’avrebbe. Ma ciò aviene di rado. Vada adunque, messer Ercole, l’una licenza e l’una agevolezza per l’altra, e l’una per l’altra strettezza e regola altresí. A’ Greci e a’ Latini è conceduto porre i loro accenti sopra lunghe e sopra brievi sillabe, il che a noi e vietato; sia dunque a noi conceduto da quest’altro canto quello che loro si vieta: il poter commettere piú che tre sillabe al governo d’un solo accento. Basti, che non se ne commette alcuna lunga, fuori solamente quella, a cui egli sta sopra. - E come, - disse messer Ercole - non se ne commette alcuna lunga? Quando io dico, Uccídonsi, Ferísconsi, non sono lunghe in queste voci delle sillabe, a cui gli accenti sono dinanzi e non istanno sopra? - Sono, messer Ercole, - rispose messer Federigo - ma per nostra cagione, non per loro natura: con ciò sia cosa che naturalmente si dovrebbe dire Uccídonosi, Ferísconosi; il che perciò che dicendo non si pecca, ha voluto l’usanza che non si pecchi ancora no ’l dicendo, pigliando come brieve quella sillaba, che nel vero è brieve quando la voce è naturale e intera. La quale usanza tanto ha potuto, che ancora quando un’altra sillaba s’aggiugne a queste voci, Uccídonsene, Ferísconsene, ella cosí si piglia per brieve, come fa quando sono tali, quali voi avete ricordato.