Prometeo legato/Secondo episodio

Secondo episodio

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Eschilo - Prometeo legato (V secolo a.C.)
Traduzione dal greco di Ettore Romagnoli (1922)
Secondo episodio
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SECONDO EPISODIO


prometeo
Non per disdegno o per superbia io taccio,
non lo crediate; ma l’obbrobrio inflittomi
veggo, e di conscia doglia il cuor mi struggo.
Pure, i lor pregi a questi nuovi Numi,
chi compartiva, se non io? Niun altri!
Ma di questo non parlo: a voi direi
cose ben note. Ma i cordogli udite
che patiano i mortali, e come io seppi
da stolti ch’eran pria, saggi e signori
della lor mente renderli. E dirò
non per muovere agli uomini alcun biasimo;
ma la benignità mostrare io voglio
dei doni miei. Ché prima, essi, vedendo
non vedevano, udendo non udivano;
e simili alle vane ombre dei sogni,
quanto era lunga la lor vita, a caso
confondevano tutto. E non sapevano
né case solatie, né laterizi,

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né lavorare il legno. E a guisa d’agili
formiche, in fondo a spechi dimoravano,
sotterra, senza sole. E segno alcuno
che distinguesse il verno non avevano,
né la fiorita primavera, né
la pomifera estate: ogni loro opera
senza discernimento era, sin che
sperti li resi a consultar le stelle,
e il sorger loro ed i tramonti arcani.
E poi rinvenni, a lor vantaggio, il numero,
somma fra le scïenze, e le compagini
di lettere, ove la Memoria serbasi,
che madre operatrice è de le Muse.
Sotto i gioghi primo io le fiere avvinsi,
obbedienti ai basti e ai soggóli,
perché ministre a l’uomo succedessero
nei piú duri travagli; e sotto i cocchi
spinsi i cavalli docili a la briglia,
fulgidi fregi al fasto. E niuno i cocchi
dei marinai prima di me rinvenne,
ch’errano in mare, ch’ali hanno di lino.
corifea
Dura è la pena tua. Dal primo senno
erri smarrito, e, come un tristo medico
preso dal morbo, ti scoraggi, e farmachi
trovar non sai che a te salute rendano.
prometeo
Piú stupirai quando avrò detto il resto:

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quali arti escogitai, quali scïenze.
E questa è la piú grande. Ove taluno
cadea nel morbo, niun rimedio v’era,
non pozïone, non cibo od unguento;
ma consunti perian, privi dei farmachi,
sin ch’io delle medele ebbi mostrate
le salutari mescolanze, onde hanno
contro ogni mal riparo. E ai modi molti
dei vaticinî ordine posi. E prima
nei sogni sceverai quello che debba
nella veglia avverarsi, e chiari feci
i prognostici oscuri ed i presagi
che s’incontran per via. Minutamente
distinsi il volo dei rapaci augelli;
e quali infausti, e quali son propizî,
e la vita d’ognun d’essi e il costume,
e quali amori e quali odî intercedano
o convegni fra loro. E de le viscere,
qual nitidezza aver debbano, e quale
color la bile, perché piaccia ai Dèmoni,
e le forme e i color’ vari del fegato.
E le membra di pingue adipe avvolte,
ed il femore lungo, e al fuoco postele,
guidai verso un’arcana arte i mortali;
e chiari i segni della fiamma resi,
che ciechi erano prima. E di ciò basti.
E quante utili cose in grembo al suolo
giacean nascoste all’uomo, il rame, il ferro,
l’argento, l’oro, chi potrebbe dire
che le rinvenne pria di me? Nessuno,

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sappilo, quando millantar non voglia.
Ma tutto apprendi in un sol motto breve:
tutte die’ Prometèo l’arti ai mortali.
corifea
Per giovare ai mortali oltre misura,
non trascurar la tua disgrazia; ed io
spero che, sciolto un dí da questi lacci,
non minore potenza avrai di Giove.
prometeo
Fato non è che tutto ciò si compia.
Ben io da mille triboli, da mille
pene prostrato, ai lacci sfuggirò
Piú debole del Fato è troppo l’arte.
corifea
E del Fato chi mai regge la sbarra?
prometeo
Le fiere Parche e le vindici Erinni.
corifea
Men di queste possente è dunque Giove?

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prometeo
Al destino sfuggire ei non potrebbe.
corifea
E qual destino è il suo, se non regnare?
prometeo
Saper non lo potrai: non lusingarmi.
corifea
Terribil ciò che ascondi essere deve!
prometeo
Cercate altri argomenti. Inopportuno
è di questo parlar: convien segreto
quanto si può tenerlo. E col segreto
io sfuggirò le pene e i lacci turpi.