Principii di filosofia zoologica e anatomia comparata/Introduzione generale all'anatomia comparata fondata sulla osteologia/II

Introduzione generale all'anatomia comparata - II

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II.

Della necessità di stabilire un tipo per agevolare lo studio della Anatomia Comparata.

È tanto evidente l’analogia degli animali fra loro e degli animali coll’uomo che essa è stata universalmente riconosciuta; ma in certi casi particolari riesce malagevole l’afferrarla, e sovente è stata disconosciuta e anche formalmente negata. Perciò sarebbe difficile conciliare le opinioni spesso divergenti degli osservatori; perchè non si ha una norma per far stima delle differenti parti, nè una serie di principii che servano di guida in un così fatto labirinto.

Si venivano comparando gli animali coll’uomo e gli animali fra loro, e, dopo molta fatica, non si ottenevano che risultamenti parziali, i quali, moltiplicati [p. 59 modifica]indefinitivamente, mettevano l’osservatore nella impossibilità assoluta di comprendere il complesso delle cose. Si trovano in Buffon molti esempi in appoggio di questa asserzione, di cui i saggi di Josephi1, e di parecchi altri sono venuti a confermare la verità; perchè sarebbe stato necessario comparare ciaschedun animale con tutti gli altri, e tutti gli animali fra di loro. Si vede che questa strada non avrebbe mai menato a uno scioglimento soddisfacente.

Pertanto io propongo di stabilire un tipo anatomico, un modello universale che contenga, per quanto è possibile, le ossa di tutti gli animali, affinchè possa servire di regola nel farne la descrizione secondo un ordine prestabilito. Questo tipo dovrebbe essere stabilito, avendo riguardo, per quanto è possibile, alle funzioni fisiologiche. L’idea di un tipo universale trae necessariamente con sè un’altra idea, vale a dire, l’idea della non esistenza di questo tipo di comparazione come essere vivente, perchè la parte non può essere l’immagine del tutto.

L’uomo, di cui la organizzazione è tanto perfetta, non potrebbe, appunto a motivo di questa perfettezza, servire di punto di comparazione cogli animali inferiori. Bisogna all’incontro procedere nel modo seguente.

L’osservazione ci insegna quali sono le parti comuni a tutti gli animali, e in che cosa queste parti differiscono fra di loro; la mente deve comprendere questo complesso, e dedurne per astrazione un tipo generale di cui la creazione le appartiene. Dopo di aver stabilito questo tipo, si può considerare come provvisorio, e farne saggio col mezzo dei metodi di comparazione consueti. [p. 60 modifica]

Veramente, si sono sempre comparati gli animali fra di loro, gli animali coll’uomo, le razze umane fra di loro, le estremità superiori colle estremità inferiori, oppure degli organi secondari fra di loro; per esempio una vertebra con un’altra vertebra.

Una volta costrutto il tipo, queste comparazioni che sono sempre possibili riesciranno sempre più logiche, e avranno una ottima azione sul complesso della scienza, servendo di controllo alle osservazioni già fatte, e assegnando ad esse il loro vero posto. Una volta che esiste il tipo; si procede per via di doppia comparazione. Dapprima si descrivono delle specie isolate secondo il tipo; fatto ciò, non fa più d’uopo di comparare un animale con un altro, basta mettere le due descrizioni in faccia l’una dell’altra, perchè il parallelo si stabilisca da se stesso. Si può ancora tener dietro alle modificazioni di un medesimo organo nei generi principali; e questo è uno studio fra i più fecondi di conseguenze importanti. È necessaria l’esattezza la più scrupolosa in queste monografie, e per quelle di quest’ultima maniera sarebbe indispensabile che parecchi osservatori mettessero in comune i loro lavori.

Tutti si accorderebbero per tenere un ordine stabilito, e una tavola sinottica agevolerebbe la parte per così dire meccanica del lavoro; allora lo studio profondo degli organi più insignificanti tornarebbe profittevole a tutti. Nello stato attuale delle cose, ognuno è obbligato di ricominciare ogni cosa ab ovo.

Note

  1. Materiali per servire all’Anatomia dei Mammiferi del Dott. W. Josephi professore all’Università di Rostock, 1792.