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Il soldato di San Piero in campo

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Il soldato di San Piero in campo
Il torello L'albergo
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IL SOLDATO DI SAN PIERO IN CAMPO


i


Era poc’anzi nella valle il ronzo
dell’altre sere. Ogni campana prese
3poi sonno in una lunga ansia di bronzo.

Si dicevano Ave! Ave! le chiese,
e i vecchi preti, che ristanno un poco
6con le mani alla fune anco sospese.

Ave! tra uno scampanìo più fioco
dai monti, che, lassù, pare una voce
9che dian quei cirri e cumuli di fuoco...

Ave! tra uno scoppiettìo veloce
di balestrucci, che nel cielo intorno
12gettan ombre di pii segni di croce...

segni di croce, sul morir del giorno,
nel campo, nella via, nel casolare
15dove sospira i passi del ritorno

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il nonno, solo... E già venian più rare
le squille delle Avemarie lontane;
18e s’alzò dalla valle, di tra un mare

di foglie, un suono a morto, a tre campane.


ii


Oh! Piangi... Pensa... Dormi... Piangi... Pensa...
Dormi... echeggiava in ogni cuor San Piero
22nell’ora dolce in cui fuma la mensa:

nell’ora in cui risuona ogni sentiero
di piedi scalzi, e anche di novelle
25e di ragioni dette con mistero:

San Piero in Campo sperso là tra quelle
file di pioppi, garrulo, ai tramonti,
28di rane gravi e allegre raganelle.

Echeggiava tra i monti. Erano i monti
tutti celesti; tutto era imbevuto
31di cielo: erba di poggi, acqua di fonti,

fronda di selve, e col suo blocco acuto
la liscia Pania, e con le sue foreste
34il monte Gragno molle di velluto.

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Sfiorava il sole tuttavia le creste,
toccando qua e là nuvole vane;
37e di laggiù, tra tutto quel celeste,

veniva il suono delle tre campane.


iii


E Dormi... Piangi... Chi piange, lo sanno
tutti: sua madre. Come era contenta!
41Egli le ritornava ora, nell’anno,

tra pochi mesi. Ognuno lo rammenta,
buono! bello! ma il dito alza alla bocca,
44come sua madre sia per lì, che senta.

Quel dolore ha una lunga ombra che tocca
tutte le case. Col cucchiaio in mano
47resta, come la veda, una che imbocca

il suo piccino, al fuoco. — Era a Milano,
credo, a Modena... - Dove la via sale,
50due calessini vanno su pian piano,

al passo: intorno suona il disuguale
tonfo degli otto zoccoli, ed, appena,
53il cigolìo leggiero delle sale.

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Dolce il ritorno! Dolce essere a cena
spartendo ai bimbi irrequieti il pane...
56Vanno; e nell’aria concava e serena

rimbomba il suono delle tre campane.


iv


E Pensa... Dormi... È limpida la sera:
si vede sempre, e non s’accende il lume.
60C’è nelle selve fumo qua, che annera,

là, che biancheggia: bruciano il pattume:
presto si coglie. E l’uva ingrossa, e invaia
63i chicchi già. La canapa è nel fiume.

È già stesa a capretta su la ghiaia,
via via: dura ha la tiglia, alta la canna.
66Ecco che già si mazzola in qualche aia.

Vengono all’aia, avanti la capanna,
i giovinotti, e ognuno si promette
69con la ragazza che gli tien la manna.

Il sessantino ha messo i crini, mette
la rappa. Già si sguscia. Nelle stalle
72le manse vacche mangiano le vette.

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È uno splendore di pannocchie gialle
per tutto, alle finestre, nelle altane.
75La sera è dolce: solo nella valle

suonano a morto quelle tre campane.


v


E Piangi... Pensa... Dormi... Egli, sotterra
dorme! ed in terra appena benedetta!
79dorme sotterra, e non nella sua terra!

Fuori è restato un po’ di lui, che aspetta;
chiama i rettori del suo vicinato;
82chiede la messa della sua chiesetta;

vuol l’acquasanta ch’ebbe appena nato,
che le sue fasce già bagnò, che bagni
85or la sua cassa; vuol esser portato

al camposanto suo, tra i suoi castagni,
sotto il suo panno dalla frangia nera,
88sopra le spalle de’ suoi pii compagni,

tra il calpestìo de’ suoi compagni a schiera,
tra il muto calpestìo che dove passa,
91lascia nel timo un morto odor di cera;

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e il cataletto or s’alza, ora s’abbassa:
sì va pian piano ma per vie non piane
94e dolcemente il capo nella cassa

si culla al suono delle sue campane.


vi


E dice Mamma... Mamma... Mamma... Vuole
sua madre. Ahimè! che voglia, quella voglia
98di mamma! quel dolore, quanto duole!

Ora, più nulla. Stride qualche foglia;
si chiamano e rispondono tranquilli
101due chiù; va la Corsonna che gorgoglia.

Tu su la bruna valle alta sfavilli,
Barga, coi cento lumi tuoi. Rimane
104l’orma del pianto tra un gridìo di grilli

e un interrotto gracidar di rane.