LXXXVI

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LXXXVI.


Poichè i Poeti vengono a squadrone
     Nel mio giardin, con tanta carestía
     D’un’oda e d’una ciancia d’elegía,
     4Nè degnerien di darmene un boccone.
Io prego Dio, che vadano in sajone 1
     Finchè son vivi, e nudi in ogni via,
     Ed in far rime e versi ciascun sia
     8Da manco di Prè Biagio, e di Sperone.
Abbiano ed essi e i lor, di mano in mano,
     Il mal francioso come il Dragonzino,
     11E poi le gotte come il Bevazzano.
Sieno più becchi che non è Crispino,
     Al doppio più furfanti del Fogliano, 2
     14E più bardasse di Pietro Aretino.

Note

  1. Aumentativo di sajo.
  2. Autori cogniti che vivevano nel XVI. secolo.