LXXVIII

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LXXVIII.


Soleano all’orto mio venire il giorno
     Mille fanciulli, e trattenermi in berta.
     Chi correa per quel chino e per quell’erta,
     4Chi il capo mi facea di fiori adorno.
Or ne piglio vergogna ed honne scorno,
     Ch’ove l’entrata più si vede aperta,
     Quanto più mostro i fatti alla scoperta,
     8Tanto il dì manco me ne veggio intorno.
Quest’è l’angoscia che mi fa ’nvecchiare,
     Onde la barba ho bianca con la chioma,
     11Ma pur non me ne vo’ maravigliare,
Che i putti come han spalle per la soma,
     E le carrette possono tirare,
     14O de’ Principi sono, o vanno a Roma.