LXXVII

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LXXVII.


Aveva un tempo tanta autoritate,
     Ch’eran le forze mie maravigliose,
     Ed a me stava di guarir le cose
     4Dalla malía degli occhi affascinate.
Oggi non ho più quella deitate
     Nè quelle cerimonie pompose,
     Nè pur mi veggio dalle genti esose
     8O chiese o cappelluzze intitolate.
Sacrificj non ho, nè cene o pranzi,
     E a tal son giunto, che a gran pena impetro,
     11Che questo poco nome me n’avanzi.
E per tanto non spiaccia a Dio nè a Pietro,
     Se non potendo andare a potta innanzi,
     14Vanno oggi tutti i cazzi a culo indietro.