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LXXV.


Donne, m’è di bisogno ch’io nol taccia,
     Di cotesti belletti che v’oprate,
     E tutta la muraglia intonicate,
     4Cosa non è nel mondo che più spiaccia.
Talchè temo d’avervi nelle braccia
     Qualor vi veggio tanto infarinate,
     E piuttosto torrei le coltellate,
     8Che con voi maneggiarmi a faccia a faccia.
Perocchè la cerusa con la biacca,
     Appena quel baciozzo n’ho pigliato,
     11Che tutta intorno a i labbri mi s’attacca,
Di sorte che io mi son deliberato,
     Se il vostro imbellettarvi più m’intacca,
     14Di farvi quella cosa da Prelato.