CIII

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CII CIV
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CIII.


D’Arezzo l’ortolan sacro e famoso,
     Nell’orto suo le fave seminando
     Disse; prendi o terren quel che ti mando,
     4E lieto il dón raccogli e desioso.
Entro ’l tuo seno si rimanga ascoso,
     Finchè per ogni frutto che ne spando,
     Io mille ne raccolga, nè sia quando
     8Guardo gli scemi d’occhio malíoso.
Picciole o grandi ch’io spargendo vada
     Nè tutte uguali, e del valor più noto
     11Com’al desir, ed alla mano aggrada,
Sia ciascheduna il grembo tuo divoto,
     Che per rendersi colmo in ogni strada
     14Tutte fien buone per empirne il vóto.