Poesie varie (Pascoli)/1872-1880/A Roma, nella sventura

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1872-1880 1872-1880 - A Roma
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A ROMA, NELLA SVENTURA1

Anno 416 d. C.
(inno d’un celta)


Del tuo mondo bellissima
regina, o Roma, ascolta;
o Roma, nell’empireo
ciel tra le stelle accolta
madre non pur degli uomini
ma de’ celesti. Noi
7siam presso al cielo per i templi tuoi.

Or te, te quindi cantisi
sempre, finchè si viva;
dimenticarti e vivere
chi mai potrebbe, o diva?
Prima del sol negli uomini
vanisca ogni memoria,
14che il ricordo, nel cuor, della tua gloria.

Già, come il sol risplendere
per tutto, ognor, tu sai.
Dovunque il vasto Oceano
ondeggia, ivi tu vai.

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Febo, che tutto domina,
si volge a te: da sponde
21Romane muove, e nel tuo mar s’asconde.

Co’ suoi deserti Libia
non t’arrestò la corsa;
non ti respinse il gelido
vallo che cinge l’Orsa;
quanto paese agli uomini
vital, Natura diede,
28tanta è la terra che pugnar ti vede.

Desti una patria ai popoli
dispersi in cento luoghi:
furon ventura ai barbari
le tue vittorie e i gioghi:
chè del tuo dritto ai sudditi
mentre il consorzio appresti,
35di tutto il mondo una città facesti.

Note

  1. [p. 231 modifica]trad. da Rutilio Namaziano (I vv. 47-66, ed. Baeherens), Nota di E. Pistelli.