Poesie varie (Angelo Mazza)/Sonetti/XXVIII. All'anno sessantesimo

XXVIII. All'anno sessantesimo

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XXVIII

ALL’ANNO SESSANTESIMO.

Sei tu, t’appressi, sessagesim’anno;
ti raffiguro al crin brinato, al lento
passo, a’ fastidi, e a quel che meni affanno
dopo il piacer che trapassò qual vento.
Ma forse i dritti tuoi vigor non hanno
in tutto farmi d’allegrezza spento:
verdi sul tergo i tuoi fratei mi stanno,
il numer sonne, il lor peso non sento.
La figurata damascena argilla,
grave allo spirto incarco, ancor non scema
il divin foco che da lui sfavilla.
Miralo in questa che non fia l’estrema
fatica, e nell’indomita pupilla,
specchio dell’alma che di te non trema.