Poesie patriottiche/A Venezia
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A VENEZIA 1
(19 Agosto 1849).
È fosco l'aere,
Il cielo è muto,
Ed io sul tacito
Veron seduto,
In solitaria
Malinconia
Ti guardo e lagrimo,
Venezia mia!
Fra i rotti nugoli
Dell'occidente
Il raggio perdesi
Del sol morente,
E mesto sibila
Per l'aria bruna
L'ultimo gemito
Della laguna.
Passa una gondola
Della città —
« — Ehi, dalla gondola,
Qual novità? — »
«Il morbo infuria,
Il pan ci manca,
Sul ponte sventola
Bandiera bianca! — »
No, no, non splendere
Su tanti guai,
Sole d'Italia,
Non splender mai;
E sulla Veneta
Spenta fortuna
Si eterni il gemito
Della laguna.
Venezia! l'ultima
Ora è venuta;
Illustre martire
Tu sei perduta...
Il morbo infuria,
Il pan ti manca,
Sul Ponte sventola
Bandiera bianca!
Ma non le ignivome
Palle roventi,
Nè i mille fulmini
Su te stridenti,
Troncâro ai liberi
Tuoi dì lo stame...
Viva Venezia!
Muore di fame.
Sulle tue pagine
Scolpisci, o Storia,
L'altrui nequizie
E la sua gloria,
E grida ai posteri:
Tre volte infame
Chi vuol Venezia
Morta di fame!
Viva Venezia!
L'ira nemica
La sua risuscita
Virtude antica;
Ma il morbo infuria,
Ma il pan le manca...
Sul Ponte sventola
Bandiera bianca!
Ed ora infrangasi
Qui sulla pietra,
Finchè è ancor libera,
Questa mia cetra:
A te, Venezia,
L'ultimo canto,
L'ultimo bacio,
L'ultimo pianto!
Ramingo ed esule
In suol straniero,
Vivrai, Venezia,
Nel mio pensiero;
Vivrai nel tempio
Quì del mio core,
Come l'imagine
Del primo amore.
Ma il vento sibila,
Ma l'onda è scura,
Ma tutta in tenebre
È la natura:
Le corde stridono,
La voce manca...
Sul Ponte sventola
Bandiera bianca!
Note
- ↑ Questi versi furono scritti alla vigilia della resa di Venezia nell’Isola del Lazzaretto Vecchio, dove l’Autore trovavasi di guarnigione.