Ora nevicherà. Sento l’odore
della neve sospesa nelle stanche
nuvole grigie. E intorno, uno stupore 4di cose che fra breve saran bianche.
L’ora ch’io vivo è livida d’attesa.
Una gregge passa, passa lentamente.
L’odore della neve ch’è sospesa 8sul mondo sembra quella della mente:
lo stesso odore che le nari agghiaccia,
facendo lacrimare gli occhi stanchi.
Giunge il gregge all’ovile e s’accovaccia, 12con gli occhi d’oro sotto i cigli bianchi.
Un altro gregge passa. Ora la neve
incomincia a cadere sugli agnelli.
Io guardo e penso a una carezza lieve 16di mani che svaniscono sui velli.
Cade la neve. No, non cade: scende.
E alata. Atterra senza farsi male.
Non s’ode. Io guardo e penso alle leggende... 20C’è in terra steso un cielo pastorale.
Gli agnelli andando ne hanno calpestata
la via, così che tutto s’imbruna.
E sul pallore della nevicata 24la sera cala come nella luna.
L’ombra è sul gregge, che ha atterrato il muso,
ed in candidi petali si sfoglia.
O giungere così, subito, al chiuso 28che ha una lampada accesa sulla soglia!
Laggiù in fondo brillare vagamente
la veggo come in una fiaba truce,
dove l’abisso s’apre, fra la gente 32che il buio incalza, e il luogo della luce.
Gli agnelli hanno raggiunto una corrente.
Fra il gregge ed il suo ovile l’acqua scorre:
- la neve cade sempre - lo si sente 36belare, ma nessuno lo soccorre.
Come può il cuore reggere allo strazio?
Il lago è senza fine e senza fondo.
Lascio errare lo sguardo nello spazio. 40Dimentico di vivere sul mondo.
Fin che un naviglio in grembo al gregge, lieve
come un gran cigno, attratto dai belati,
approda, sosta, e poi riparte, greve 44di quei poveri agnelli entro serrati.
Ed io lo guardo andarsene. Dai fianchi
tutti i musi sporgono per bere.
Il gregge soffre. E i remi sono stanchi 48di tuffarsi nelle acque quasi nere.
Il lago è senza fine, è senza fondo.
Io penso (perchè penso?) a un naufragio.
Dimentico di vivere sul mondo. 52E il gregge affonda adagio, adagio, adagio.