La tua spilletta d’ebano, corrosa
da un tarlo melanconico, ripete
tutte le sere l’aria più noiosa
che abbia mai fatto un tempo danzar sete 5crude di vecchi guardinfanti rosa.
E’ certo un innocente minuetto
composto per le nozze campagnole
d’una nonna gentile ch’ebbe affetto
per la musica dolce, le viole 10d’aprile, il raso bianco ed il belletto.
Finch’ella visse conservò nel fondo
secreto d’un armadio molte fiale
di vetro, piene d’un rosolio biondo
e di lunghi confetti andati a male 15per l’umidore di quel chiuso mondo.
Invecchiando divenne più rugosa
delle sue vesti. Prima di morire
volle che, aperta la spinetta rôsa
dai tarli, le facessero sentire 20ancora la sua musica di sposa.
Poi se ne andò. Discese le due scale
della villa. Passò fra due grand’ale
di riverenze, avendo entro il suo cuore
l’incanto della musica nuziale, 25morta con lei, senz’estri e senz’ardore,
ora è molt’anni. E solo di lei resta
quella pagina scritta sul leggìo,
memoria d’una vecchia aria, nè mesta
nè dolce, come all’alba d’una festa 30troppo lunga, una musica d’addio.