Poesie (Valsecchi)/Espressioni di pioggia e d'agonia

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Fausto Valsecchi - Poesie (XX secolo)
Espressioni di pioggia e d'agonia
Minuetto Calen di morte

Oggi fu la mia vita una crocifissione
lenta. La primavera che sanguinò sui rovi
mi porta una ghirlanda dagli orti di passione.
4per la fronte che piego sotto tormenti nuovi.

Cadono dall’infinito dolore dei cieli
le ombre, su calvari di croci in apoteosi.
E’ l’ora che tra le dita degli angeli crudeli
8passano i fili dei miei destini dolorosi.

E se apro le mani, come due ali, a toccare
i laceri lini che cingono i lombi delle
tenebre moriture, sento di questuare
12inutilmente in fredde case senza sorelle.

Mentre invece, nostalgicamente, vorrei che ora
potessi ricevere nella palma ferita
l’ultima stella del mio sogno, non ancora
16caduta nelle pozzanghere della mia vita,

pensando che la pioggia che m’affligge non fosse
il pianto delle cose, ma un battesimo umano
d’acqua benedetta, per bere in pace le rosse
20cicute di Socrate, in un calice cristiano.

Poi andarmene solo e senz’ali, ebbro di morte,
come un angelo dannato a camminare sul fango,
solo e senz’ali, a battere, a battere alle porte
24d’una tomba lontana da quelle su cui piango,

ora, per avervi invano sepolto dei giorni,
ove il dolore doveva essere come un bianco
angelo fraterno, e fu invece come i ritorni
28d’un serpente che sorrideva a un angelo stanco,

poichè nessuno mi comprese, allora come ora,
ora che sento che, a chi guardasse il mio cilicio
compiangendo, offrirei la mia vita come allora,
32quand’anche non me ne fosse chiesto il sacrificio.

Tristezza d’una vita che mai nessuno chiese!
Dolore d’una vita che mai nessuno volle!
Tristezza e dolore di lampade invano accese
36nel sole, a illuminare il cammino a un cieco folle!

E oggi, dopo tanta tristezza, tanto dolore,
trascinarmi a morire, trascinarmi a morire
sulle tombe, senza che la più mite delle ore
40custodi del passato, me ne voglia aprire

la porta che io già schiusi in un natale di luna,
senza sapere che se ora fosse dischiusa in fondo
alle tenebre di questa vita piovosa, una
44gran luce fatale trasfigurerebbe il mondo!

Una gran luce nascente dagli occhi più puri
degli angeli ch’entro vi stanno reclusi, colle
aureole spente, con le ali aperte sui muri
48di gelo, intenti al supplizio d’un angelo folle,

che canta, solo in mezzo alla tomba, mentre stanchi
d’udirlo, i serpenti dei miei peccati mortali
che calpestar non seppe sotto i suoi piedi bianchi,
52lo soffocano dentro la tomba delle ali.

Ali, sempre ali! Ma che sarà di me, stassera,
con tutte queste immagini d’angeli che ho in cuore,
senza il cielo ove condurle, al suono d’una nera
56pastorale, sui carri funebri del dolore?

Risponda alla domanda quella che dietro i vetri
della mia stanza ascolta piovere, mentre langue,
lì presso, un pallido cero, illuminando i più tetri
60poemi che nel silenzio io scrissi col mio sangue.