Poesie (Rilke)/I, 14
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I, 14
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Tu pensi fiori, grappoli, tralci...
Certo non parlano questa piú timida
lingua dei mesi. Dal buio una varia
ricchezza sorge, e ha il colore d’invidia
dei morti: ai morti si nutre la zolla.
Noi che sappiamo di tante fila?
Da molto tempo certo la molle
creta sopporta un’impronta sottile.
Ora ti chiedo: dànno di cuore?
È questo il frutto di un’opera lenta
di schiavi a noi che restiamo i signori?
O sono loro i padroni: chi giace
alle radici e a noi manda in silenzio
un suo superfluo vigore di baci?