VI.

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Mary Wortley Montagu - Poesie (XVIII secolo)
Traduzione dall'inglese di Antonio Schinella Conti (1740)
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V VII
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     I patetici versi a me son sacri?
Tutto ciò dunque che vi diede il Cielo
inutilmente è sparso e a voi non giova
fortuna immensa e bella sposa? Assai
5non è ricompensato il vostro amore,
la vostra vanità non è contenta?
Ciò non curando voi me perseguite,

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me, dissi, sola, senza grazia alcuna
tranne la novità. Quant’io detesto
10uom tale, e quanto la follia disprezzo
di sospir finti e d’affettate lodi!
Quella felicità che possedete,
senza ragione abbandonate, attento
de’ piaceri a cercar nelle tristezze
15che cagionar sperate. Perché mai
povera simia, imitatrice tanto
d’uomo simile a voi, porta pesante
catena al collo e s’imprigiona in gabbia,
forse perché chinese tazza ruppe
20o lacerò pinto ventaglio, mentre
impunito passeggia uom distruttore,
senza che reti il leghino o vergogna
lo ristringa in se stesso? Voi tentate
squarciare il core ed annerir la fama
25scherzando, e osate di lagnarvi mesto
con dolor contrafatto, e arditamente
altrui chiedete qual mendico ladro.
Oh possa in breve qualche ninfa ultrice
far ripiombar su voi la finta pena.
30Lunga, lunga è stagion che voi schernite
la possanza d’amor, ma al fin degli occhi
vedrete e sentirete al fin un core.
Così i ladri scherniscono i dolori
ed il timor che han dato a chi rubaro;
35ma la giustizia nel punirli scopre
che non è la paura ed il terrore
cosa da scherno, e nel soffrirne i danni
in lor s’addoppia l’angoscioso affanno.