Poesie (Francesco d'Altobianco Alberti)/XXXIII

XXXIII

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XXXII XXXIV

 
Guardici Idio da quel che più ci offende,
da chi giudica a mente i nostri fatti,
dal mal del trassinato e dalli imbratti,
ch’acaggion tutto il dì, chi ben comprende.

Guardici d’ogni albitrio, che si istende
fuor del dovere, e da chi rompe i patti,
ché questo è quel che ’nganna i saggi e’ matti,
pel proprio ben, che sempre si contende.

E guardici da’ suon di campanelle,
da fave bige e polizze e ragguagli
e da’ morsi ch’agranchian le mascelle.

Guardici ancor da Goro e’ suoi fratelli,
perch’è barbier che ’ntacca altrui la pelle
e sempre par ch’a tempo egli sguinzagli.

Guardici da’ travagli,
da’ strani assalti e da’ dubbiosi passi,
sanza avere ogni dì darle per chiassi.