Poesie (Francesco d'Altobianco Alberti)/XLV

XLV

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Mentre io penso a me stesso e quel ch’io sono,
donde venni, ov’io vada o come i’ stia,
sento alterarmi e smarrir sì tra via,
ch’io metto quasi il testo in abandono.

Poi mi raveggo e più saldo ragiono:
se ’l seguir van disio m’inganna e isvia,
necessario è che ’l suo contrario sia
la mia salute e del fallir perdono.

Adunche sollevianci a miglior vita,
ché nocivo è ’l tardar mentre opra giova,
né tôr si può quel che dato è di sopra.

Chi vince sé non può far miglior pruova,
e la somma clemenza, ch’è infinita,
retribuisce alfin secondo l’opra.