Poesie (Francesco d'Altobianco Alberti)/XLII

XLII

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XLI XLIII

 
Femmina ci diè l’esser con l’amore,
madre è che preserva e ci nutrica,
serva che per noi porta ogni fatica;
lor ci han l’affanno e noi il grado e l’onore.

Poi come siam de’ lor governi fore,
parci che ’l dirne ben ci si disdica;
l’usanza è trista, ch’è del ver nimica,
perch’ogni dì multiprica l’errore.

Femmina ristorò, se ’l danno venne
pel primo fallo, e ’l figliuol proprio espose,
che, per noi liberar, morte sostenne.

Fatte son come noi buone e viziose,
che d’ogni ragion sempre esser convenne;
el mondo è bel per l’assai varie cose,

ch’entro vi son nascose.
Chi vi s’abatte e chi casca leggiero,
ma no’ è come e’ pare il diavol nero.