Poesie (Francesco d'Altobianco Alberti)/LXXVII

LXXVII

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LXXVI LXXVIII

 
Se fusse pien, com’era, el mio stoviglio
d’altro che scarse e d’escoli monete
ben che non sazia, iscemerà la sete,
destra per ogni parte al dar di piglio.

Né curerei d’accidente o periglio
per far le voglie mie contente e liete,
e sapre’ le acozzar tante e segrete
subitamente al balenar d’un ciglio.

Ecci che qualche volta contentarsi
in questo mondo, o viver per ripieno,
sanza avere a pigliar partiti iscarsi.

Quant’io, m’accordo attenersi al terreno
grasso e ben cultivato a fertil farsi
e trarne frutto insin che non vien meno.

Perché com’un baleno
n’andiàn verso Volterra e Malconvento;
è quel che più ne va peggio contento.