Poesie (Francesco d'Altobianco Alberti)/CVIII

CVIII

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CVII CIX

 
A poco a poco io mi consumo e stento,
veggendo in fummo andare ogni mio resto,
ed ho nel cuore un tarlo aspro e molesto:
ch’è mal così, se di peggio ho pavento?

Pur quando ripetendo io mi ramento
come facil diventa il dolce agresto,
propio mi pare un farnetico pesto
questo nostro mortal viver contento.

Che giova adunque il darci briga tanto,
o ciechi e tardi alla vostra salute,
se in un momento decliniam com’ombra?

L’ore sanza esercizio son perdute;
trist’è il piacer ch’alfin ritorna in pianto,
sì che scacciàn da noi quel più ne ’ngombra!