Poesie (Francesco d'Altobianco Alberti)/CII

CII

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CI CIII

 
Nessun ristoro fu mai sanza danno,
né stato o condizion sanza sospetto,
né uom vivette sanza alcun difetto,
né presumer di sé minor lo ’nganno,

né mortal vita mai fia sanza affanno,
né due contrari insieme istan diretto,
né nulla occulto nel divin cospetto,
né sanza punizion que’ che mal fanno,

né fede o speme in vane voglie esparse,
né nelli estremi agiusterassi il mezzo,
né in alma gentil virtute esosa,

né in ozio sonnolento in piuma al rezzo
fama s’acquista. Alfin son tutte iscarse;
ma solo in Dio ogni cosa si posa.