Poesie (Fantoni)/Odi/Libro II/XXXIX. Ad un ministro

XXXIX. Ad un ministro

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XXXIX

Ad un ministro

(1791)

     Canti Belforte il ciel ridente e molle
e di Chiaia la tepida sponda,
e sacro all’ombra di Sincero il colle,
che si specchia superbo nell’onda.

     5I portici Godard celebri e gli archi,
dotti avanzi del tempo e di Marte,
e, onor d’Etruria e dei latin monarchi,
il romano miracol dell’arte.

     Lodi Parrin le popolose ville,
10che a sé d’intorno l’Eridano aduna,
e per temuta libertá tranquille
l’alte moli dell’adria laguna.

     Me dell’empie cittá l’aura fallace
non lusinga e la folle ricchezza;
15sol la campestre intemerata pace,
di sé paga, quest’anima apprezza.

     Qui dormo, amico, non temendo frodi,
lievi sonni al rumore dell’onda,
che tu, agitato dai pensier, non godi
20d’alto letto su morbida sponda.

     Scorda ogni cura e all’avvenir consegna
di cotanti la sorte avvilita:
d’essi piú grande, su te stesso regna
e profitta di un lampo di vita.

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     25Vien per tutti a troncar l’ordito stame
l’empia Parca con tacito piede,
e quel, che unì di posseder la fame,
resta preda di un avido erede.

     Finché ci serpe in sen vigor, si merchi
30nome sacro alle muse e agli amici,
e, ricchi d’opre, di pietá, si cerchi
d’esser meno, vivendo, infelici.