Poesie (Fantoni)/Odi/Libro II/XVI. A Francesco Sproni
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XVI
A Francesco Sproni
contro i primi navigatori aerei
(1784)
Sproni, di fervidi pensier, dall’animo,
stabil ne’ dubbi casi, magnanimo,
ascolta i giambici modi del Lazio,
sacri alla fervida cetra d’Orazio.
5Novello Archiloco, nel tosco intingere
non vuo’ le facili rime e costringere
chi per invidia mi seppe offendere,
scherno del popolo, da un laccio a pendere.
In me si spengono presto le furie,
10presto dimentico torti ed ingiurie,
e aborro i lucidi metri del lirico
sparger di livido fiele satirico.
Solo deridere devo le povere
follie degli uomini, che tentan muovere
15il fato e a fendere stolti s’arrischiano,
mentre che i turbini lor dietro fischiano,
vinti dell’ardue montagne i culmini,
l’inviolabile regno dei fulmini.
Facea ben triplice ferrato cerchio
20a quell’indomito petto coperchio,
che primo spinsesi imperturbabile
su barca fragile per l’onda instabile,
né lo trattennero gorghi né sabbia,
non d’Euro e d’Affrico gli urti e la rabbia;
25ma, asciutto il ciglio, vide l’orribile
gregge di Proteo nuotar terribile,
vide dei turgidi flutti l’orgoglio
e l’epirotico temuto scoglio.
Ma piú del tirio nocchier fortissimo
30osò quel gallico cuore audacissimo,
che, in cielo ergendosi, tratto da serica
mole, nascondersi mirò la sferica
terra, men volgersi lenta in viaggio
la luna e pallido vibrare il raggio,
né provò insolita téma d’Aquario,
d’Arto, dell’Iadi, del Sagittario;
ma oltre le nuvole, vinto ogni impaccio,
sofferse intrepido l’ire del ghiaccio.
Così Prometeo varcò l’aerea
spiaggia per togliere la fiamma eterea.
Le febbri languide dietro gli scesero,
i morbi pallidi fremer s’intesero:
la morte assisesi sovra del macero
primo cadavere, dal seno lacero
le calde viscere trasse e con l’empie
mani intrecciossene serto alle tempie.
Or pende il misero da monte altissimo,
rostro famelico d’augel fierissimo,
del rinascibile cuore fa scempio
e ai temerari serve d’esempio.